Harvey Weinstein è comparso in tribunale a Manhattan (New York) per l’udienza in cui è chiamato a rispondere delle accuse di stupro e di molestie a sfondo sessuale. Il produttore cinematografico si è dichiarato non colpevole per i reati contestati dalla pubblica accusa: dallo stupro di una donna consumato in una camera d’albergo all’accusa di aver obbligato un’altra donna a un atto di sesso orale nel suo ufficio.
Oltre alle due accuse di violenza, il 66enne magnate di Hollywood deve rispondere di quasi sessanta denunce: tutte per reati sessuali. Le accuse variano da molestie, ad aggressione sessuale, fino alla violenza sessuale. Se il processo dovesse concludersi con una condanna, Weinstein rischierebbe fino a 25 anni di carcere.
Il caso Weinstein è all’origine del movimento #MeToo, che ha travolto il mondo dello spettacolo, del giornalismo e del business negli Stati Uniti. Il suo arresto, avvenuto lo scorso 25 maggio, è il frutto di una serie di scandali, rivelazioni e tensioni protrattisi per mesi.
Il suo avvocato è Benjamin Brafman, che assistette Dominique Strauss-Khann, l’ex presidente del Fondo Monetario Internazionale, accusato di stupro da una cameriera di hotel a New York nel 2011. La sua strategia processuale prevede di minare la credibilità delle donne che accusano Weinstein, sostenendo che erano favoreli ai rapporti sessuali.