Potrebbe trattarsi della prima frenata del governo legastellato. Ad annunciarcela è uno dei nomi candidati alla corsa per il sottosegretariato all’Economia, forse il più probabile. Si chiama Alberto Bagnai ed è stato eletto a Palazzo Madama con la Lega.
Il tema è la controversa, famigerata flat tax, nota a tutti e a nessuno. Una ‘tassa piatta’ che qualcuno definisce come un anti-Robin Hood che toglie ai poveri per ricompensare i ricchi e che, secondo altri, assicura una specie di ‘no-tax-area’ per i ceti più bassi. Ad ogni modo, per Alberto Bagnai, potrebbe esserci una partenza in due tempi. Dall’anno prossimo, sarebbe applicata al reddito d’impresa e (solo) dal secondo anno alle famiglie.
La polemica sull’articolo di Tria, Bagnai: “L’ha scritto prima di entrare al governo”
Dunque, a ritardare l’appuntamento saranno le famiglie. Per loro, la flat tax non potrebbe arrivare prima del 2020. Poi, Alberto Bagnai, ospite di Agorà, interviene sul dibattito innescato attorno ad un articolo del nuovo ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Il neo-numero 1 del MEF, infatti, scriveva che una riduzione delle tasse sarebbe necessaria anche a discapito delle imposte indirette. Sul tavolo, dunque, salta l’IVA e un suo probabile aumento. Un aumento che Bagnai esclude in modo categorico. “Per noi il discorso dell’aumento dell’Iva è assolutamente fuori discussione”, ha tuonato il senatore leghista, ricordandoci che quell’articolo, il professor Tria l’avrebbe scritto prima di entrare nella squadra di governo. L’iperf va ridotto, certo, ma mai a spese dell’IVA.
La reazione corale dei ‘dem’: “La flat tax per le imprese esiste già”
Intanto, mentre Rai3 salutava Bagnai, le dichiarazioni del leghista innescavano una vera e propria bufera politica. A sferrare l’offensiva per primo è il democratico Luigi Marattin. Il parlamentare del Pd, infatti, ricorda a Bagnai che una sorta di flat tax per le imprese esiste già. E da qualche decennio. “Prima si chiamava Irpeg, e ora si chiama Ires, e tassa proporzionalmente i redditi delle società di capitali. E a ridurla – dal 27,5% al 24% – è stato il governo Renzi”. Così afferma Marattin, lanciando una pietra che altri dem sono subito pronti a raccogliere. Mauro Marino affida a Twitter la sua replica al vetriolo: “Avendo spacciato come reali sogni irrealizzabili, si vendono come da farsi quello che il governo di Matteo Renzi ha già realizzato, posticipando quello che non potranno fare: l’intervento per le famiglie”. Gli fa eco Roberto Speranza che parla, anche lui, di ‘Robin-Hood-al-contrario’ e tuona contro i 50 miliardi che la flat tax toglierebbe a sanità pubblica e istruzione.
Insomma, se il neo-ministro Fontana (già nel mirino per le dichiarazioni sulle famiglie arcobaleno) auspicava una partenza immediata per la nuova proposta fiscale sulle famiglie, resterà deluso. Per le imprese, poi, cambia poco. Pare che, per loro, l’attuale tax fosse già flat.