Manzo alla Strogonoff e pioggia di caviale su un letto di scampi. E tanto, tantissimo champagne. La location, poi, è quanto di più esclusivo Parigi possa offrire. Parliamo del Pavillon Ledoyen, a due passi dagli scintillanti Champs Elysée. Le stelle Michelin sono (solo) tre e lo chef, caso mai non lo conosceste, si chiama Yannick Alléno. Insomma, non proprio un ristorante informale.
Ad ogni modo, proprio qui, si sono incontrati per una cenetta tête à tête, Matteo Salvini e Marine Le Pen. Il conto poi, è chiaro, è più stellato dello chef. 401 euro. A persona, se ve lo steste chiedendo. E non ci sarebbe nessun problema se a pagare fosse stato uno dei due illustri ospiti. Salvini e Le Pen, infatti, hanno addebitato la cena romantica direttamente all’Unione Europea. Ragioni di diplomazia.
L’inchiesta del ‘Canard Echainé’ che inchioda le spese pazze dell’ENL
Erano altri tempi, quelli delle cene a Parigi. Tempi in cui Salvini preferiva ancora la biondina francese al connazionale di Avellino. Tempi in cui l’ENL era ancora coeso e saldamente schierato all’opposizone. Cos’è l’ENL? La sigla sta per ‘Europa-delle-Nazioni-e-delle-Libertà“, un euro-partito che conta 36 deputati, seduti a Bruxelles a tuonare contro Bruxelles. A quei tempi (e parliamo del 2016), il gruppo sovranista festeggiava il Natale con un cenone da 13.500 euro. Sì, 13mila e 500. Ma lo champagne era il Gevrey-Chambertin e le bottiglie erano (appena) una sessantina.
Sono cene come queste a finire, di recente, nel mirino del Canard Enchainé, un settimanale satirico francese che aggiunge alla lista anche regali di Natale da 100 euro ciascuno e una cenetta al celebre L’Ambroisie di Place des Vosges offerta dalla LePen (si fa per dire) per una somma di 449euro a persona. Non proprio casi isolati, dunque. Comunque sia, ed è qui che scoppia il caso, il Parlamento Europeo non ci sta. E contesta all’ENL 427mila euro. ‘Spese non conformi‘, le giudica Bruxelles.
La difesa di Nicolas Bay e il rimborso negato da Bruxelles
Le regole, dal 2017 in poi, sono più severe. Ѐ così che si difende il numero 2 dell’ENL, anche lui del FN francese (come quasi la metà degli eurodeputati del gruppo). Si tratta di Nicolas Bay, secondo cui l’euro-parlamento non potrebbe contestare le spese come improprie perché risalgono al 2016. E nel 2016, questo regolamento così ‘restrittivo’ non era ancora stato emanato.
Ad ogni modo, la commissione per il controllo dei bilanci ha trasmesso la bozza direttamente a Tajani e ai suoi 14 vice-presidenti. A loro spetterà la decisione finale sulla fattura da indirizzare al gruppo ENL. Momentaneamente, qualunque rimborso è sospeso. Tajani, Bruxelles e i suoi vice attendono con impazienza che i sovranisti giustifichino la necessità dello Gevrey-Chambertin e del manzo stellato di Yannick Alléno. Aspettiamo anche noi.
Del resto, come ricorda qualcuno, la LePen non è nuova a certe inchieste. Solo un anno fa, veniva accusata di usare i fondi europei per pagare i suoi dipendenti nella sede parigina del partito. Poi, non ci stupiamo se Marine e Salvini lanciano anatemi contro l’UE. A Bruxelles si rifiutano addirittura di offrir loro la cena.