Per l’ottava stagione consecutiva, a rappresentare la Eastern Conference nelle Finals NBA sarà la squadra di LeBron James. Nella sfida di gara-7 contro i Boston Celtics, il Re ha portato al successo i suoi Cleveland Cavaliers, con la solita prestazione di dominio totale. Da giovedì, adesso, i Cavs se la vedranno con Houston Rockets o Golden State Warriors, partendo sfavoriti, ma con dalla loro il miglior giocatore al mondo nulla è impossibile.
Boston Celtics-Cleveland Cavaliers 79 – 87 (3 – 4)
LeBron, nonostante la collaborazione minima dei suoi compagni, riesce a far mettere la testa avanti ai Cavs, ma Al Horford e Jaylen Brown confezionano un parziale da 9-0 che porta Boston a chiudere il primo quarto in vantaggio di otto lunghezze. L’attacco dei Celtics, nonostante un sontuoso Tatum, fatica però a trovare continuità, in una partita che si fa, col passare dei minuti, sempre più a basso punteggio, quasi a ricordare le vecchie serie tra i Cleveland Cavaliers di LeBron e i Boston Celtics dei Big Three nel 2008.
Nel terzo quarto, l’attacco dei biancoverdi fatica sempre di più, mentre James inventa assist dal post, concretizzati solo in qualche occasione da parte di JR Smith e soci. In assenza di Kevin Love, l’alfiere del Re è a sorpresa l’ex di turno Jeff Green, che riserva un paio di giocate offensive di assoluto livello. A dodici minuti dal termine, dopo una tripla di LeBron, il punteggio è di 59-56 per i Cavs.
Il quarto quarto di una gara-7 è davvero dove osano le aquile, e i nodi vengono al pettine per chi, come Larry Nance junior, non è semplicemente in grado di giocare a questo livello. Una categoria in cui di certo non rientra Jayson Tatum, che prova a prendere in mano i suoi Celtics, ma deve fare i conti con gli arbitri, particolarmente severi nel sanzionare i suoi falli su James. Qualche errore di troppo al tiro da 3 costa carissimo a Boston, che nel finale di gara fatica dannatamente a trovare la via del canestro, consegnando di fatto l’accesso alle Finals a Cleveland, che certifica la vittoria con un canestro in contropiede di George Hill.