Il 27 maggio rappresenterà per gli italiani una data storica, un momento drammatico per la politica del Bel Paese vissuto, all’epoca dei social, anche attraverso post su Facebook e cinguettii su Twitter. C’è chi, in una delle notti più buie della Repubblica, ha deciso di scagliarsi contro Sergio Mattarella, reo di aver negato all’Italia un governo. E quando la rabbia è tanta, a volte acceca e così alcuni commenti sono stati davvero da censurare e hanno spinto la polizia postale ad avviare un monitoraggio sul web con l’obiettivo di segnalare all’autorità giudiziaria tutti quei comportamenti e dichiarazioni contro il presidente della Repubblica in cui si configurino reati perseguibili d’ufficio.
C’è chi purtroppo ha tirato in ballo la mafia, chi gli ha augurato di fare la fine del fratello Piersanti, trucidato dalla mafia nel 1980 quando era presidente della regione siciliana, chi ha addirittura evocato le Brigate Rosse.
Ogni commento è superfluo, le parole, su Facebook e su Twitter, si commentano da sole.
Ma c’è chi è sceso in difesa di Mattarella, lanciando gli hashtag #iostoconMattarella e #graziePresidente.
E sempre per rimanere in tema social, Mattarella ha voluto ricordare, ai detrattori, che a parlare è direttamente la Costituzione.