Un galeone spagnolo affondò 310 anni fa al largo della Colombia. Qualcuno ha mantenuto per tre anni il segreto su dove si trovasse, fino a quando un robot sottomarino non lo ha rinvenuto. Si tratta del tesoro di San Josè, il cui valore sarebbe stimato in 17 miliardi di dollari. Tale ricchezza è però contesa da Spagna, Colombia e Unesco.
Il galone San Josè affondò l’8 giugno 1708 sotto i cannoni dell’ammiraglio inglese Charles Wagner, con 600 uomini dell’equipaggio e il tesoro che trasportava. È ritenuto uno dei pezzi pregiati del patrimonio spagnolo, peraltro conosciuto anche come ‘il Santo Graal dei naufragi‘.
Il relitto è stato ritrovato dalla Woods Hole Oceanographic Institution, un’istituzione privata di ricerca. Il ritrovamento è stato possibile grazie al robot sottomarino Remus 6000, dotato di sensori e telecamere in grado di arrivare a oltre 6mila metri di profondità. I resti comprendono i 62 cannoni di bronzo per difendersi e il tesoro.
“In quel momento, probabilmente, ero l’unica persona al mondo che sapeva che il relitto era stato ritrovato”: ha dichiarato Jeff Kaeli, uno degli ingegneri che hanno programmato il Remus 6000.
Come riporta il Corriere della Sera, il presidente colombiano Manuel Santos ha ricevuto in dono tre anni fa da uno storico cubano una mappa, che indicava dov’era affondato il galeone. Adesso vuole riportarlo in superficie e si appella a una legge nazionale del 2013, la quale gli consentirebbe di utilizzare il tesoro anche a finidi lucro.
Tuttavia l’Unesco ne rivendica il diritto di protezione, secondo la Convenzione sul patrimonio culturale subacqueo del 2001. Tale convenzione imporrebbe di preservare quanto rinvenuto per il bene di tutta l’umanità. E la Spagna?