Sarebbe una svolta storica, in Irlanda. E, nell’isola di smeraldo, sono moltissimi a sperarlo. Soprattutto moltissime donne che, ogni anno, sono costretto ad emigrare all’estero (soprattutto in Inghilterra) per poter abortire. Sì, perché la legge irlandese vieta di fatto l’aborto, sempre e comunque. Anche in casi estremi, come stupri, incesti e malformazioni fetali.
Venerdì prossimo, dunque, più di 3 milioni di cittadini irlandesi saranno chiamati alle urne. Il referendum abrogativo sull’aborto potrebbe voltare definitivamente una pagina tormentata, nella storia della Repubblica d’Irlanda.
L’attuale legislatura è, a parere di molti, ‘medievale‘. Al di fuori della fattispecie del pericolo di vita, infatti, nessuna donna può interrompere legalmente la propria gradivanza. Del resto, fino al 2012, anche nell’ipotesi di pericolo di vita, abbandonare la gestazione costituiva un grave reato. Poi, un caso particolarmente diffuso dai media ha cambiato la legge. Questa volta, però, non basterà un boom mediatico. Per modificare l’ottavo emendamento della Costituzione (e abrogare la norma che vieta l’aborto) sarà necessario il consulto referendario.
Chiunque aiuti una donna a interrompere illegalmente la gravidanza (qualsiasi motivazione adduca) rischia fino a 14 anni di carcere. Solo a Malta, le norme in materia sono più restrittive. In Europa, infatti, il caso Malta-Eire è del tutto anomalo e singolare. E se venerdì vinceranno i sostenitori dell’abrogazione, la svolta sarà davvero storica. Perché l’aborto sarebbe concesso, senza alcun vincolo, fino a 12 settimane di gestazione. Insomma, un traguardo progressista che si augurano milioni di irlandesi e lo stesso parlamento, quasi totalmente favorevole al cambiamento.
Contro il cambiamento della legge, però, c’è la Chiesa irlandese che si è sempre dichiarata contraria. ‘Due vite un solo amore’ è, infatti, lo slogan della campagna anti-abrogazione promossa dalla Conferenza episcopale. Molti parroci si sono espressi in favore del mantenimento delle norme. Il vescovo di Limerick, poi, ha affermato che ci sarebbero due vite da difendere, mai soltanto una: quella della madre e quella del nascituro. Le polemiche sul ruolo (e sull’interferenza) della Chiesa sono roventi da anni. E, in materia, si sono esasperate in misura ancora maggiore.
Insomma, l’Irlanda è divisa. Anche nei sondaggi. Secondo l’Irish Times, sarebbero 12 i punti che assicurano al fronte del sì un vantaggio sul no. Il 44% degli irlandesi dovrebbe, dunque, votare a favore dell’abrogazione, mentre il 32% sarebbe contrario. Restano (e pesano) poi gli indecisi. Peraltro, il Papa – ad agosto – sarà a Dublino per l’incontro mondiale delle famiglie. Un appuntamento che, inserito in un contesto del genere, non può che aumentare il margine di inesattezza dei sondaggi.