Il fenomeno delle spose bambine è alquanto diffuso in Sudan. Bambine troppo piccole per diventare mogli e che subiscono violenze da parte del marito, proprio com’è successo a Noura Hussein, che aveva ucciso il coniuge e per questo omicidio è stata condannata a morte. Italians for Darfur, in collaborazione con gli avvocati di Noura, ha lanciato infatti una mobilitazione internazionale.
La petizione “#SalviamoNoura: sposa bambina condannata a morte in Sudan” è stata diffusa sulla piattaforma Change.org e condivisa da diverse associazioni. Arriva molto vicino al milione di firme proprio nel giorno in cui è stato depositato il ricorso contro la sentenza di morte per la giovane sudanese.
All’età di 13 anni Noura Hussein era stata promessa in sposa, su volere dei genitori, a un cugino di secondo grado, molto più grande di lei. Grazie all’intervento di una zia, era riuscita a posticipare di tre anni il matrimonio. Tornata a casa, Noura fu obbligata a sposarsi.
Da lì la prima violenza da parte del coniuge, aiutato dagli stessi familiari che dovevano verificare l’efficacia del vincolo matrimoniale. Il giorno dopo stava per ripertersi lo stesso abuso quando la 16enne si difese uccidendo il coniuge. Nonostante la legittima difesa, Noura (oggi 19enne) è stata condannata a morte dal tribunale di Omdurman (Sudan) il 10 maggio.
“Ci appelliamo al presidente sudanese, insieme alle organizzazioni e al popolo del Sudan, affinché riconosca la clemenza a Noura”, ha dichiarato Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur. “E auspichiamo che questa vicenda possa portare a un cambiamento nella società sudanese affinché si garantisca la protezione e la salvaguardia dei diritti di donne, adolescenti e bambine, come previsto nella Dichiarazione universale delle Nazioni Unite per i diritti fondamentali dell’uomo e indicato dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, ha concluso.