C’era la mafia dietro la festa religiosa rionale del sacro Cuore di Gesù studiata e gestita da Cosa Nostra per raccogliere denaro da destinare agli uomini d’onore e ai familiari dei detenuti mafiosi. Anche gli ambulanti ammessi a montare le loro bancarelle nella zona della festa erano costretti a versare nelle casse mafiose l’intero ricavato delle vendite
La gestione del racket è emersa dall’inchiesta della Dda di Palermo culminata nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 11 tra boss, gregari ed estorsori del clan Noce di Palermo.
Dieci persone finite in manette
Una vasta operazione compiuta da oltre 100 uomini della polizia che ha portato al fermo degli undici con l’accusa, a vario titolo, di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Dalle indagini è emerso come i vertici della famiglia mafiosa esercitassero il ferreo controllo del territorio per imporre il pizzo. A chi non si piegavano alle richieste di soldi erano riservate pesanti ritorsioni come nel caso di un commerciante al quale era stata incendiata la casa come conseguenza del suo no al racket.
I nomi
Il pezzo grosso sarebbe Giovanni Musso, palermitano, classe 1970. Noto soprattutto per il coinvolgimento nella rapina miliardaria alle poste nel ’95, insieme ad altri illustri esponenti di Cosa Nostra, come Fabio Chiovaro e Aurelio Neri. Musso, pluripregiudicato, ha scalato piuttosto rapidamente le gerarchie fino a diventare il capo indiscusso del mandamento della Noce.
Oggi, finiscono in manette i suoi più stretti collaboratori, Giovanni Di Noto, classe ’74 e Massimo Bottino del ’69. Tra gli altri associati, invece, Calogero Cusimano, Cristian Di Bella (’88), Fabio la Vattiata, classe ’76, Saverio Matranga del ’78, i due Pecoraro, Nicolò del ’92 e Salvatore del ’63 e, infine, il 42enne Salvatore Maddalena e il 48enne Giulio Vassallo.