I Cavs, in gara-3 delle finali della Eastern Conference, erano nella classica situazione di win or go home, visto che perdendo la terza partita contro i Celtics avrebbero di fatto compromesso ogni possibilità di tornare alle Finals per il quarto anno di fila. Così, LeBron, che queste gare è abituato a giocarle da ormai oltre un decennio, ha fatto capire sin dai primissimi minuti di gara le proprie intenzioni, con un primo quarto di livello stellare che ha visto i Cavaliers scappare immediatamente nel punteggio, in una notte particolarmente ispirata al tiro, mentre, come spesso è capitato in questi playoff, gli specialisti di Boston hanno fatto molta fatica, lontano dalle mura amiche del TD Garden.
Una partita senza storia, il terzo episodio di questa serie che, improvvisamente, torna ad avere molto da dire. Il dominio mostrato dai Celtics in casa non è stato replicato alla Quicken Loans Arena, anzi, tutt’altro. La serataccia dei vari Horford, Morris e Brown, con i soli Rozier e Tatum a provare a tenere dritta la barra del timone, testimonia le grandi difficoltà incontrate in trasferta da una formazione giovane come Boston, ancora poco abituata a giocare certe partite.
Dall’altro lato, il cambiamento è stato uguale e contrario: tutto il supporting cast di LeBron James, che nelle prime due gare giocate al Garden era rimasto sostanzialmente silente, ha contribuito in maniera effettiva al successo del King, che si è potuto limitare – si fa per dire – a una prestazione da 27 punti e 12 assist, nella nettissima vittoria dei suoi. Dopo questa reazione d’orgoglio, l’attenzione è tutta per gara-4, dove i Celtics, nella notte tra lunedì e martedì, cercheranno di piazzare il colpo esterno che varrebbe una grande fetta di qualificazione alle Finals.