Colpo di scena all’Assemblea del Pd. Con un voto a maggioranza è stato deciso di cambiare l’ordine del giorno e non discutere sulla guida del partito e il congresso, ma rinviare a una successiva riunione. Sono stati 397 i voti a favore, 221 i contrari e sei gli astenuti. Congelate quindi le dimissioni di Renzi, tra le polemiche mentre ha riscosso successo la relazione del reggente Maurizio Martina, che poi è stata approvata all’unanimità. Contro la proposta di modificare l’odg si erano subito levate proteste dalla platea, che in precedenza aveva fischiato.
Martina: “Il nostro patto al posto del loro contratto”
Subito dopo il voto del cambio dell’ordine del giorno, i lavori sono stati aperti dall’intervento del segretario reggente Maurizio Martina, che ha detto: “Al contratto di natura privatistica di M5S-Lega dobbiamo contrapporre un patto sociale aperto. Loro il contratto, noi la comunità”. Ha poi detto che “faremo un Congresso anticipato, chiedo di poter lavorare insieme a tutti voi per arrivare in maniera unitaria, forte, al congresso, senza la fatica dei detti e non detti che hanno generato ambiguità. Non ho l’arroganza di fare questo lavoro da solo. So che nella transizione questo mestiere si fa così. Ma se tocca a me, anche se per poche settimane, tocca a me. Ve lo chiedo con la massima sincerità. Tocca a me con tutti voi”.
Questo congresso, ha poi sottolineato Martina, “può essere una grande occasione per noi, e anche le primarie, guai se rinunciassimo. Però, ha precisato, “non ci basta una domenica al gazebo. Profondità e apertura si tengono, si può fare, anche superando tante delle divisioni che ci attraversano, se ci si dà fiducia, se non si mette prima il nome e il cognome dell’idea, nella consapevolezza che questo lavoro non può essere autoreferenziale”.
Il discorso di Martina ha generato molto malumore tra i renziani. Un punto della mediazione raggiunta in precedenza era che il reggente “non facesse – spiega un parlamentare vicino all’ex segretario – un’analisi del voto, ma un discorso di prospettiva e invece è entrato decisamente sul tema”. Matteo Renzi è “contento” che l’assemblea nazionale “abbia deciso di evitare divisioni: ha vinto la linea di chi, come lui, Gentiloni e Minniti, chiedeva di congelare il dibattito interno. L’unità raggiunta sulla pace interna è un risultato importante”, dicono fonti vicine all’ex segretario.