Tallmadge D’Elia stava fumando una sigaretta elettronica, quando è morto. Aveva 38 anni. E, ad ucciderlo sarebbe stata proprio l’esplosione dell’e-cigarette che teneva tra le dita. Il cadavere dell’uomo, con il cranio trafitto, è stato ritrovato lo scorso 5 maggio nell’abitazione di famiglia a St.Petersburg. Il suo corpo era completamente coperto da ustioni.
Quello di D’Elia è un caso che farà certamente discutere. Produttore televisivo, poi freelance, Tallmadge D’Elia viveva trasferito in Florida, a St.Petersburg. Proprio lì, è stato trovato morto dai vigili del fuoco. La sua camera avvolta dalle fiamme non gli ha lasciato scampo. L’autopsia, poi, ha fugato ogni dubbio sulle circostanze della morte. La sigaretta elettronica è esplosa e l’ha ucciso. Due pezzi del rivestimento in plastica dell’e-cigarette sono stati ritrovati nel suo cranio. L’esame autoptico, ad ogni modo, manca di un punto. Non stabilisce, infatti, come abbia fatto la sigaretta ad esplodere. Si sa semplicemente che era modificata per rendere più agevole la batteria al fumatore.
Tra i produttori, è tutto uno scaricarsi addosso le responsabilità. Il presidente dell’American Vaping Association ha rassicurato i consumatori, ribadendo che tutte le sigarette elettroniche sono dotate di sistemi di sicurezza. La Smok E-Mountain, invece, la società che ha prodotto la e-cigarette di Tallmadge, dà tutte le colpe a chi ha prodotto le batterie. Peraltro, si tratta delle batterie al litio usate nei comunissimi smartphone e non si hanno notizie di episodi del genere. Gli unici forse sono i casi di esplosione dei Galaxy 7 Note. Quello di D’Elia è un triste primato. Nessuno, negli USA o in altri paesi, è mai morto per una sigaretta elettronica. Sono in molti, però, a considerare il decesso di Tallmadge come l’ennesimo (e il più grave, certo) tra gli incidenti da e-cigarette. Negli ultimi anni, sarebbe stati ben 195, solo negli Stati Uniti. In Colorado, per esempio, nel 2015, un 29enne aveva riportato una frattura al collo e i denti in frantumi.