Il processo di progressivo avvicinamento tra la Corea del Nord e gli Usa sembrava giunto ad un ottimo punto. Dalle strette di mano con Seul, alle dichiarazioni pubbliche di stampo pacifista, tutto faceva pensare a un irreversibile abbandono dei propositi guerrafondai di Kim Yong-un. Eppure, ad un passo dallo storico vertice tra i due leader in programma per il 12 giugno, Pyongyang si è tirata indietro annunciando la sua indisponibilità.
L’agenzia ufficiale nordcoreana Kcna ha infatti annunciato, in piena notte, la cancellazione dei colloqui di alto livello, i primi dopo il terzo summit intercoreano del 27 aprile, a causa delle manovre militari aeree su vasta scala di Usa e Corea del Sud denominate ‘2018 Max Thunder’ e partite l’11 maggio, in una sorta di prova generale di un attacco preventivo ai suoi danni.
La Corea del Nord annulla gli incontri in programma con gli Usa
Il presidente americano Donald Trump sarà un “leader fallimentare” se segue i suoi predecessori, accusa Kim. E in tal caso “non c’è alcun interesse a tenere il summit tra leader il 12 giugno se basato sulla richiesta unilaterale di rinunciare agli armamenti nucleari”. La Corea del Nord assicura, attraverso la Kcna, che il Paese “non rinuncerà mai al nucleare in cambio di aiuti economici e interscambio con gli Usa”.
In altri termini, “il modello di denuclearizzazione stile Libia è inaccettabile“. Pyongyang non è interessata ad avere colloqui sul nucleare “che ci spingono in un angolo e ci costringono a rinunciare all’arsenale atomico – ha affermato il vice ministro degli Esteri Kim Kye-gwan -. Sarebbe inevitabile riconsiderare come rispondere al prossimo summit con gli Usa”. Kim ha chiesto a Washington negoziati basati sulla sincerità che potrebbero incontrare “una risposta adeguata” del Nord, accantonando invece i metodi precedenti sulla denuclearizzazione tra cui quelli usati per la Libia, dato che è “insensato” la comparazione con un Paese il cui stato nel nucleare era in fasi preliminari, mentre Pyongyang dispone già di un arsenale.
L’appello di Pyongyang agli Usa
Ribadendo la visione di una penisola priva di nucleare a uso militare, Kim ha quindi riaffermato la richiesta di assicurazioni sulla sicurezza chiedendo agli Usa di porre fine alla politica ostile contro il Nord facendo leva anche sulla minaccia nucleare: “È stato detto che gli Usa daranno compensazioni economiche e benefici se abbandoniamo il nostro nucleare. Ma non abbiamo mai cercato sviluppo economico puntando sugli Usa con un accordo del genere”, ha concluso Kim.
Sulla vicenda interviene, ovviamente, anche la Corea del Sud che giudica “deplorevole” la decisione unilaterale di annullare il dialogo di alto livello di oggi al villaggio di confine di Panmunjom, motivata come risposta alle manovre militari aeree congiunte di Seul e Washington. Lo riferisce il ministero dell’Unificazione, annunciando l’invio di una nota di protesta al Nord su una mossa “non in linea con la Dichiarazione” congiunta dei leader dei due Paesi al summit del 27 aprile con la richiesta di riprendere i colloqui “velocemente”.
Il portavoce del ministero dell’Unificazione Baik Tae-hyun poi spiega: “Il governo resta fortemente impegnato alla piena attuazione della Dichiarazione di Panmunjom e sollecita il Nord a tornare al dialogo il prima possibile per la pace e la prosperità sulla penisola coreana”, ha aggiunto Baik. Piccola nota a margine: l’ex senatore Antonio Razzi è da ieri in visita in Corea del Nord in qualità di presidente del Gruppo di amicizia parlamentare Italia-Corea.