Che LeBron, sotto 1-0 in una serie di playoff, metta a referto 21 punti nel primo quarto della gara-2 e realizzi una tripla doppia da oltre quaranta punti, è in fin dei conti quasi normale, in quindici anni nell’NBA ci ha abituato a queste prestazioni dominanti. Che, però, perda la partita, invece, è un qualcosa di completamente nuovo, e indicativo del livello a cui hanno portato il loro gioco i Boston Celtics in questi playoff, e della consapevolezza che i biancoverdi hanno acquisito sotto la guida di coach Stevens.
James, come detto, parte in quarta, non concedendo respiro alla difesa dei Celtics e segnando da qualsiasi posizione, contro qualsiasi difensore, da Jaylen Brown a Marcus Smart. Il Re vuole suonare la carica, e la squadra, con tutti i suoi limiti, sembra essere con lui e volerlo seguire per realizzare il colpaccio in trasferta che ribalterebbe il fattore campo nella serie: Kyle Korver si fa ispirare dal 23 e, in sua assenza, è lui a trainare i compagni nel secondo quarto, con i suoi tiri da 3.
Dopo l’intervallo lungo, però, Boston torna in campo con uno spirito totalmente diverso, in particolare nel suo jolly di questi playoff: Terry Rozier III. Scary Terry, come lo ha ribattezzato la stampa statunitense, mette a referto 14 punti nel terzo quarto e porta i biancoverdi al primo vantaggio del match. Da lì in poi sale in cattedra Al Horford, che con la solita prestazione a tutto tondo porta definitivamente l’inerzia della partita dalla parte dei Celtics, trovando anche il tempo per una lite con JR Smith, dopo un duro fallo del numero 5 in maglia Cavs.