Salvini e Di Maio trattano, ritrattano, scrivono e cancellano. Chiedono e prendono tempo, invocano il governo del cambiamento e la nascita della Terza Repubblica. Una Terza Repubblica che, secondo qualcuno, sarebbe dovuta nascere sotto l’egida del professor Sapelli chiamato a Palazzo Chigi a sobbarcarsi il difficile ruolo di ago della bilancia grilloleghista, o pentaleghista, o comunque la si voglia chiamare.
A margine di questa candidatura alla premiership, si starebbe consumando uno strano scontro (silente solo a tratti) tra il Presidente Mattarella, che ha già dimostrato di avere fin troppa pazienza, e Giulio Sapelli, noto – fino a domenica – solo agli addetti ai lavori. Per l’economista, il Colle, decisamente contrario al suo nome, avrebbe opposto un veto e fatto naufragare la proposta. Ma cosa è accaduto davvero nelle “stanze del potere”? Proviamo a fare chiarezza.
13 maggio, giorno della resa dei conti. O quasi. L’indomani, le insegne giallo-verdi si sarebbero presentate al cospetto di Mattarella per riferire gli esiti della trattativa. A questo punto, spunta l’ombra di Sapelli. Laureato in storia economica, docente all’ateneo milanese, scrittore, editoralista, ora anche premier. Non importa se solo per poche ore. Torniamo al 13 maggio. È sera, sono le 21.30. Giulio Sapelli incontra la delegazione grilloleghista che ha, forse, l’obiettivo di proporgli Palazzo Chigi. L’economista dice di apprezzare il loro programma. E sembra alquanto ben disposto. Come la Lega. E come i 5 stelle. Ma l’intesa fallisce. E, secondo Sapelli, fallisce per colpa del Quirinale. “Non mi parli di Mattarella”, dichiara il professore ai microfoni del quotidiano online Lo Speciale. “È chiaro che ad ostacolarmi sono stati quelli che comandano questo Paese”, prosegue, autoproclamandosi perfetto regolatore di questa strampalata alleanza che definisce come ‘una sorta di armata brancaleone‘. Insomma, Sapelli è convinto veramente di poter fungere da ago della bilancia. Ma Mattarella non vuole. E muove il Colle ad opporre un certo, presunto, veto che – probabilmente – esiste solo nelle dichiarazioni del professor Sapelli.
A frenare questa escalation è direttamente l’Ufficio Stampa del Quirinale. “Il presidente della Repubblica non ha posto alcun veto o diniego sul professor Sapelli”, fa sapere il Colle attraverso una nota. Ed è presto detto perché. Del resto, alla Sala degli Specchi il nome di Sapelli non è mai arrivato, direttamente o indirettamente, se non sugli schermi degli smartphone, negli articoli che lo davano come papabile. Per Mattarella, probabilmente, il nome di Sapelli non è stato niente di diverso se non il più quotato del totopremier. Del resto, lo stello Sapelli ha ritrattato poco dopo, ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital. “Lo stop non è arrivato dal Quirinale, ma sul Quirinale, dalle oligarchie europee”, ha affermato, cambiando versione dei fatti. Un po’ come la Lega e il M5S. Forse sarebbe stato un premier perfetto.
Ad ogni modo, il professor Giulio Sapelli evoca delusione e poi si dice ‘per niente deluso‘. Uno con la sua carriera non può sentirsi deluso, lascia intendere. Tuttavia, non esita a rimproverare Mattarella. “Lui è la grande ‘anomalia’ di questa situazione”, dichiara addirittura. E si sente persino di affermare che il Presidente, con questo suo ostruzionismo, si sarebbe attirato le critiche del grande costituzionalista Leopoldo Elia. “Per chi ama la Costituzione quello di ieri è stato un giorno davvero triste”, conclude con riserimento, ma senza (per carità) alcuna delusione. Del resto, non c’è nulla di anomalo nell’investitura di un premier terzo apolitico che guidi un esecutivo politico. È Mattarella, quello anomalo.