Dal picco del 2015, le banche europee viaggiano in acque sensibilmente più tranquille. Lo stock dei cosiddetti NPL (non performing loan) si sarebbe ridotto in tutta l’area euro, ma resta elevato in alcuni paesi. I soliti: Irlanda, Italia, Spagna. Nonostante le oscillazioni, dunque, le venditi di NPL sarebbero promettenti. È quanto registrato dal Fondo Monetario Internazionale, nel rapporto sull’Europa pubblicato oggi.
I dati, nel complesso, sono incoraggianti. Ma non devono lasciare troppo rassicurazioni. Qualche rallentamento, infatti, c’è. Ma gli indici restano ad alti livelli e le previsioni sulla crescita economica fanno ben sperare. Allo stesso tempo, però, avverte l’FMI, la profittabilità resta insoddisfacente. “La ripresa economica può non bastare per tornare a guadagni attesi dagli investitori”, si legge nel Regional Economic Outlook per l’Europa. Per gli istituti di credito meno redditizi, peraltro, occorrono ulteriori consolidamenti e ristrutturazioni.
Il dossier, inoltre, non poteva tralasciare l’attuale incertezza politica. Sulla crescita dell’eurozona, infatti, pesano anche i nuovi governi (eletti in alcune nazioni strategiche) e quelli ancora in fase di formazione. In Italia, per esempio. Ma anche nel Regno Unito, dove Brexit continua a rappresentare un problema importante per gli investitori. “Un ampio e complesso sistema finanziario espone la Gran Bretagna e l’economia globale a rischi associati alla transizione verso una nuova situazione”, si legge nel dossier.