“È successo un casino, i ragazzi hanno massacrato di botte un arrestato“: esordisce così il carabiniere Riccardo Casamassima davanti alla prima Corte d’appello d’Assise di Roma.
Le dichiarazioni di Casamassima hanno consentito alla Procura di approfondire l’indagine bis sulla morte di Stefano Cucchi e di imputare cinque militari dell’Arma, per reati che vanno dall’omicidio preterintenzionale al falso.
Caso Cucchi, la posizione di Riccardo Casamassima
“Avevo paura di ritorsioni – ha aggiunto Casamassima – dopo la mia testimonianza hanno cominciato a fare pressioni pesanti nei miei confronti. Ho avuto anche problemi perché ho rilasciato interviste non autorizzate; si stava cercando di screditarmi, e io dovevo far capire che tutto quello che dicevano non era vero”.
Nel corso dell’udienza, il maresciallo ha ribadito quanto dichiarato al pm Giovanni Musarò e al procuratore Giuseppe Pignatone nell’estate del 2015. “Al colloquio era presente Maria Rosati, anche lei all’Arma, poi diventata la mia compagna: mi rivelò che Mandolini e Mastronardi stavano cercando di scaricare le responsabilità dei carabinieri sulla polizia penitenziaria. Lei stava lì – ha precisato oggi Casamassima – perché fungeva da autista del comandante. Lei capì il nome Cucchi ma poiché la vicenda non era ancora nota, deduco che quando ci fu questo colloquio il ragazzo fosse ancora vivo”.
Decisione presa dal carabiniere qualche anno dopo la morte di Cucchi, nel 2015. “All’inizio la vicenda Cucchi non mi aveva visto coinvolto in prima persona, ma troppe cose fatte dai miei superiori non mi erano piaciute”.
Casamassina ha ricordato inoltre di aver incrociato Mandolini una mattina dell’ottobre del 2016: “Ci siamo guardati male, io gli dissi solo di andare a parlare con il pm e a dire quello che sapeva”, aggiungendo che “la Procura stava andando avanti e che aveva in mano una serie di elementi importanti per fare luce su quanto accaduto. Lui mi rispose dicendomi che il pm ce l’aveva a morte con lui”.
Ilaria Cucchi: “Verità attesa da troppo tempo”
Ilaria Cucchi ha commentato così la posizione di Casamassima: “Per anni io e la mia famiglia abbiamo rincorso la verità, abbiamo atteso troppo. Ritengo che il principale responsabile di questa attesa sia il maresciallo Mandolini”.
La sorella del geometra ha anche aggiunto che “adesso è il processo giusto, si parla di pestaggio. E ogni volta che entro in quest’aula ho la pelle d’oca. E’ inaccettabile, e lo dico da sorella di Stefano ma anche da cittadina, che si sia cercato di scaricare tutto sulla polizia penitenziaria”.
Immagine del profilo Facebook di Ilaria Cucchi