Dieci minuti di applausi per Lazzaro felice di Alice Rohrwacher. Un film poetico che ha conquistato fin da subito il pubblico di Cannes 2018 e che ha tra i favoriti per la conquista della Palma d’Oro. “Ho ultimato il film solo mercoledì, venire qui era davvero una scommessa”, ha dichiarato la regista in preda all’emozione del momento.
La regista e attrice ha dedicato gli applausi al recentemente scomparso Ermanno Olmi, il “Mastro”, come lo ha ricordato la Rohrwacher. “Avevo forte il desiderio di fargli vedere il film – ha confessato commossa – e purtroppo non ho fatto in tempo”. Un film denso di simbolismi religiosi come ” la vicenda di San Francesco che è sicuramente uno spunto, come pure un libro per bambini che mi aveva stregato, di Chiara Frugoni, in cui un lupo non mangia il protagonista perché capisce che è buono, così come accade al mio Lazzaro”, ha spiegato la Rohrwacher.
Lazzaro felice è una fiaba che affonda le radici in un passato reale e recente. “La mezzadria è finita solo nel 1982 e io ho vissuto quell’epoca e prima che questa memoria contadina sparisca mi piaceva testimoniarla. Non penso affatto – ha spiegato – che bisogna tornare al passato, ad un mondo arcaico, quello era un medioevo e aveva bellezze e amarezze, che ho cercato di mostrare nella prima parte del film, così come ci sono oggi”. Ma il film è anche uno spunto di riflessione per capire come “fidarsi degli uomini”.
Una fiaba dicevano con buoni da un lato e cattivi dall’altro come la marchesa interpretata da Nicoletta Braschi. “Sono ancora commossa per il film, che mi ha toccato corde profonde – ha detto l’attrice, accompagnata sul red carpet del festival da uno spumeggiante Roberto Benigni – ho cercato di passare al personaggio tutto il disgusto che provavo per lei”.