Un errore di valutazione fatale che ha causato la morte di un neonato. E’ quanto accaduto al Ninewells Hospital di Dundee in Scozia quando la ginecologa 41enne Vaishnavy Laxman decise di procedere con un parto naturale anziché con un cesareo provocando la morte di un bambino, letteralmente decapitato. La ginecologa dopo quattro anni è finita a processo.
La donna, 30 anni, era alla sua prima gravidanza arrivata in ospedale quando si erano già rotte le acque. Aveva una dilatazione di appena 2-3 centimetri, anziché i 10 necessari per un parto naturale, ed era soltanto alla 25 settimana di gravidanza. Il feto era in sofferenza, il battito del bambino stava precipitando e Laxman decise erroneamente di procedere con un parto naturale riuscendo ad estrarre gambe e braccia ma non la testa del bambino.
La testa infatti era rimasta bloccata dalla cervice della madre. “Nessuno mi ha detto che non avrei avuto un cesareo. Mi sentivo male – raccontata la madre del bimbo -, e per alleviare il dolore ho ricevuto solo uno spray sulla lingua, non c’era anestetico. Hanno tentato due volte di tagliare la mia cervice senza dirmi cosa stavano facendo. Ho detto loro che mi sentivo male e non volevo partorire così, ma nessuno mi ha risposto, come se non esistessi”.
La ginecologa continuava ad incitare la donna a spingere fino a quando non ha estratto il corpo decapitato del bimbo. Soltanto a quel punto ha optato per un cesareo per estrarre la testa del bimbo poi ricomposto per i funerali. La madre inizialmente ha perdonato la Laxman ma, saputi dettagli, le ha urlato che non l’avrebbe mai perdonata. La ginecologa comunque continua a negare ogni responsabilità.
Il caso adesso è tornato alla ribalta perché il Medical Practitioners Tribunal Service di Manchester ha riaperto il processo nei confronti della ginecologa. “La dottoressa ha provato un parto vaginale, e questa è stata una scelta sbagliata: in situazioni simili non si dovrebbe mai provare un parto vaginale. I neonati sono tutti fragili, ma questo lo era ancora di più perché era prematuro, ed era chiaro che la scelta di tirarlo poteva causare molti più danni”, ha commentato l’avvocato del Consiglio medico generale, Charles Garside.