Alla fine la confessione è arrivata: è stato il padre a strangolare e uccidere Sana Cheema. “L’ho uccisa io”, ha ammesso l’uomo che aveva punito la giovane italo-pachistana residente a Brescia per aver rifiutato un matrimonio combinato. L’uomo, cittadino italiano come la figlia, si sarebbe fatto aiutare da uno dei figli per strangolare la ragazza fino a romperle l’osso del collo come evidenziato dall’autopsia.
Sana, le verità (non più) nascoste
I due rischiano ora la pena di morte o l’ergastolo. Lo zio rimane sotto inchiesta. La giovane, che era nata in Pakistan, a Brescia aveva frequentato le scuole e, dopo aver lavorato in un’autoscuola, ora gestiva un’agenzia di pratiche automobilistiche. Un paio di mesi fa era tornata nel suo Paese natale, nella provincia del Gujarat, assieme alla famiglia, che voleva farla sposare secondo un matrimonio combinato.
“Ha detto che andava in Pakistan perché aveva ricevuto una telefonata importante – aveva raccontato un vicino di casa -. Non ha spiegato molto, ma solo che aveva un biglietto di ritorno”. Ma il triste epilogo, oramai, lo conosciamo tutti.