Si interrompe bruscamente la trattativa sull’Ilva. Sono i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm a riferirlo. I sindacati metalmeccanici, dunque, bocciano così la proposta di Calenda, ministro uscente dello Sviluppo Economico. Molte delle richieste, infatti, non sarebbero state accolte. In primis, l’assenza di licenziamenti e l’assunzione di tutti i lavoratori con le stesse garanzie.
“Tutti i lavoratori avranno a fine piano garanzia di continuità occupazionale a tempo indeterminato”, almeno così si legge nella proposta portato da Calenda sul tavolo della trattativa. Nel 2023 dunque, cioè “a fine piano”, tutti i dipendenti Ilva avranno la garanzia di un lavoro stabile, anche quelli che non rientreranno né nella nuova Ilva e neppure nella nuova società creata da Invitalia. Il Ministero dello Sviluppo Economico interverrà, nel caso di lavoratori senza prospettiva di contratto stabile, con un doppio piano d’azione. Uno tramite Invitalia, un altro tramite Ilva. Entrambe si adopereranno a garantire un’occupazione a tempo indeterminato. La proposta, però, non convince i sindacati. Vediamo perchè.
Fiom, Fim e Uilm hanno tutto l’interesse a trovare un’intesa. E lo ribadiscono all’unisono. Eppure, vi sono delle distanze incolmabili tra governo e sindacati. In primis, l’assenza del governo. Secondo il segretario della Fiom, infatti, Calenda non sarebbe ‘legittimato a trattare’. “Il ministro Calenda si è offeso quando gli abbiamo detto che il suo Governo è scaduto”, ha spiegato Francesca Re David. Per i sindacati metalmeccanici, dunque, la proposta del governo-non-governo assicura ben poco. Gli esuberi restano quasi invariati. Fiom, Fim e Uilm mirano soprattutto a ArcelorMittal, il colosso industriale mondiale, che dovrebbe acquisire i lavoratori dell’Ilva. I sindacati chiedevano che il numero di dipendenti da trasferire in Arcelor fosse aumentato. Eppure, nulla di fatto. La società lussemburghese non ha cambiato posizione. Anche Rocco Palombella, della Uilm, ha sottolineato l’importanza del cambio di governo: “Siamo consapevoli dei problemi, ma un negoziato che è durato 8 mesi non può finire con un sì o con un no alla vigilia di un cambio di governo”.
Da parte sua, Calenda non può che incassare il colpo e rimandare tutto all’esecutivo nascente. Con tutti i probemi che il caso comporta. “Il dossier passa al nuovo governo”, annuncia infine il ministro uscente.