L’attesissimo vertice tra il president-peacemaker e Kim si terrà a Singapore, il prossimo 12 giugno. Oggi, l’invocato annuncio direttamente da Donald Trump che, della pace inattesa tra Seul e Pyongyang, si ritiene legittimo artefice. A considerarlo assoluto peacemaker, in fondo, è proprio Moon Jae-In. E forse ancora non ci crede neppure, ma il Tycoon è ufficialmente candidato al Nobel per la pace.
Moon e Kim si incontrano. È il 27 aprile 2018, una data che difficilmente i coreani dimenticheranno. In Italia sono le 2.30 del mattino, mentre dall’altra parte del mondo si scrive la storia. Lo scatto è virale dopo qualche secondo, anche nella faccia del globo coperta dal buio. Ritrae l’epocale stretta di mano tra i leader delle due Coree, poi ripresi quasi mano nella mano lungo il famigerato 38esimo parallelo. Una foto come quella, adesso, la vuole anche Trump.
La data è ufficiale. E Washington la riferisce in perfetto Trump-style, con il tweet (ormai canonico) che aumenta la posta in gioco. “Cercheremo entrambi di farne un momento molto speciale per la pace mondiale”, cinguetta The Donald. Con poche parole, riecheggia l’esempio di Moon e Kim, ripresi dalle televisioni di tutto il mondo mentre si tendono la mano a vicenda. E se i due leader coreani mirano ad un trattato di pace che sostituisca l’attuale – e precario – armistizio, Trump non può che rivendicare il suo ruolo da protagonista.
Oggi, poi, è un giorno particolare, per Trump, per Kim e per la pace mondiale.
Lo sanno bene tutti, alla Casa Bianca. Per questo, i big di Washington affollano la pista di Andrews, dove è atterrato l’aereo militare che riporta a casa i tre americani prigionieri nei campi di lavoro in Nord-Corea. Come si diceva, ci sono tutti. Donald e Melania, sorridenti (sì, persino Melania sorride), poi i due Mike, Pence e Pompeo. Gli ostaggi sono a casa. “Welcome Home”, twitta Trump in tempo reale e ringrazia direttamente Kim. “Si è comportato in modo eccellente”. Insomma, i tempi della guerra su Twitter e dei test missilistici sono davvero cambiati.
Intanto, i media riflettono sulla scelta di Singapore. Per la Cnn, la città-stato asiatica, tra le celebri 4Asian-tigers, sarebbe perfetta per la sua neutralità rispetto a località più vicine a Pyongyang. Ma la sede forse deluderà il Tycoon, reduce dell’ennesimo celebre tweet in cui si augurava che l’incontro fosse fissato nella Peace House di Panmunjom, sul confine demilitarizzato tra le due Coree. E, purtroppo, pare che Trump dovrà rinunciare ad un altro storico scatto lungo il 38esimo parallelo in cui si è svolto l’inflazionato incontro Kim-Moon. Ad ogni modo, Donald non ha da preoccuparsi: la storia si può scrivere anche a Singapore.