I ritmi di vita cambiano e con essi anche le abitudini familiari. Se infatti fino a qualche anno far dormire i bambini nel lettone con mamma e papà era considerato deleterio per il loro sviluppo psicologico, adesso la prospettiva è nettamente cambiata.
Lo studio americano sul co-sleeping
Secondo uno studio della Stony Brook University di New York il co-sleeping, così si chiama la nuova tendenza, permette al bambino di sentirsi più vicino ai genitori, con abbracci e carezze che lo aiuterebbero a rilassarsi e, sentendosi amato all’interno del nucleo familiare, a sentirsi anche più sicuro. E’ soprattutto la mamma ad essere cercata durante il sonno e al risveglio, la vicinanza del papà invece è preferita per addormentarsi.
La ricerca ha preso in considerazione circa 1000 coppie che praticavano il bed-sharing con i propri figli e ha dimostrato che non causava alcun disagio o controindicazione nella vita dei figli. Allo stesso modo in Italia, in occasione della festa della mamma 2018, PerDormire ha condotto uno studio simile su 800 famiglie distribuite su tutta la Penisola. E’ emerso che 1 coppia su 2 condivide il letto con i propri figli. L’abitudine si protrae anche dopo i 5 anni di età del bambino in 1 caso su 5 e, in alcune eccezioni, il co-sleeping continua fino ai 13 anni.
Anche in Italia il co-sleeping è una tendenza radicata. Perché?
Il motivo per cui la tendenza del co-sleeping si sta consolidando è molto semplice. Dall’indagine emerge che i genitori, il 54%, non passa abbastanza tempo con i propri figli e considera il co-sleeping un ottimo modo per recuperarlo e per non fare sentire la propria mancanza. Inoltre c’è una distinzione da fare in base al sesso del bambino: sono infatti le femmine, il 72%, le più indipendenti che non hanno alcun problema a dormire da sole nella propria cameretta; i figli maschi, il 58%, non disdegnano invece il lettone.