Il discorso di Donald Trump sul trattato nucleare con l’Iran costituisce “una minaccia per il popolo iraniano e il suo governo”. Lo afferma Ali Khamenei, Guida suprema iraniana, aggiungendo che l’Iran non avrà più alcun vincolo con l’accordo nucleare del 2015 se in cambio non ci saranno “solide” garanzie della controparte europea.
“Adesso, dite di voler continuare l’accordo sul nucleare con i tre paesi europei – continua Khamenei – ma io non ho fiducia in questi tre Paesi. Se volete concludere un accordo, allora dovete ottenere delle garanzie concrete, altrimenti domani faranno la stessa cosa che hanno fatto oggi gli Stati Uniti”.
Ma la controreplica di Trump, se possibile, è ancora più dura delle parole annunciate in conferenza: “Se l’Iran dovesse riprendere il suo programma nucleare ci saranno conseguenze molto severe“, ha detto il presidente degli Stati Uniti parlando coi giornalisti a margine di un incontro con i ministri del suo governo.
“Contro l’Iran sono in arrivo sanzioni molto severe”, ha poi aggiunto il Tycoon ribadendo come l’accordo del 2015 sul programma nucleare del regime di Teheran, quello che gli alleati europei vorrebbero salvare, sia “terribile”. Ma il fronte del vecchio continente non sembra disposto a mettere in discussione la propria linea.
Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha infatti parlato oggi al telefono con il presidente iraniano, Hassan Rohani, ribadendo “la volontà della Francia di continuare ad applicare l’accordo nucleare iraniano in tutte le sue parti. E ha sottolineato l’importanza che l’Iran faccia la stessa cosa”, ha reso noto un comunicato dell’Eliseo.
Macron, spiega l’Eliseo, ha ricordato a Rohani “il progetto di avviare un’ampia discussione con tutte le parti in causa, sulla base dell’accordo nucleare del 2015, per arrivare ad un quadro reciprocamente positivo sui temi legati allo sviluppo del programma nucleare dell’Iran dopo il 2025, le attività balistiche e le principali crisi in Medio Oriente”.
Il presidente francese e quello iraniano – aggiunge la presidenza – “hanno convenuto di proseguire il loro lavoro comune in direzione di tutti gli stati interessati, in vista del proseguimento dell’applicazione dell’accordo nucleare e della protezione della stabilita’ regionale”. Il comunicato conclude confermando che “i ministri degli Esteri” di Parigi e Teheran “si incontreranno per avviare senza indugi discussioni in questa prospettiva”.
Trump ha parlato. E l’Iran ha risposto cantando. Il parlamento di Teheran, infatti, ha intonato quel canto già noto (e a lungo usato) in Iran dai tempi della rivoluzione del ’79. “Morte all’America”, gridano i deputati. Le note di oggi dimostrano ed esemplificato la rabbia politica che attraversa l’intero paese dopo la decisione di Washington. Una rabbia avvertita, seppure in modi diversi, anche in Europa.
E se Bruxelles risponde con proteste, magari altisonanti, ma solo verbali, in Iran si bruciano drappi a stelle e strisce. Le immagini mostrano chiaramente i parlamentari di Teheran mentre danno alle fiamme la bandiera americana. Un gesto simbolico che grida vendetta.
La stampa iraniana prende posizione sul tema del nucleare. Il quotidano Kayhan, collocandosi sulla stessa scia del leader iraniano Khamenei, attacca Trump, reo di aver “demolito l’accordo nucleare” e, dunque, “è giunto il momento di dargli fuoco”. “L’Iran sarà unito e resisterà”: titola così il giornale conservatore Javan. “È tempo di unità e non di condannare gli altri, è l’occasione per un rinnovamento dell’Iran. Il nostro slogan ‘La morte in America’ non è solo uno slogan – gli Stati Uniti sono effettivamente morti ai nostri occhi”, si legge peraltro nell’editoriale.
Aria di scetticismo aleggia tra alcuni media conservatori, i quali esprimono una certa perplessità sulla capacità del governo iraniano di salvare l’accordo con l’aiuto delle potenze europee. “L’Europa non ha la capacità di salvaguardare l’accordo sul nucleare”, scrive infine il quotidiano Farheekhtegan.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha confermato la serietà da parte dell’Iran di rispettare “gli impegni relativi al nucleare” previsti dall’accordo con le grandi potenze. Yukiya Amano, direttore dell’organismo Onu, ha sottolineato in una nota che “l’Iran è sottoposto al più vigoroso regime di verifica nucleare al mondo” e che l’accordo del 2015 ha comportato “un aumento notevole delle verifiche”.
Antonio Tajani, presidente dell’europarlamento, prende posizione contro Donald Trump, il quale “ha commesso un errore” e, pertanto, “questa scelta non aiuta il processo di pace in Medio oriente e punta all’isolamento degli Usa”.
Angela Merkel ha ribadito la volontà della Germania di rimanere “vincolata” all’accordo nucleare con l’Iran. Per quanto riguarda la decisione di Trump di voler uscire dall’intesa, la cancelliera tedesca ha affermato che si tratta di un fatto “grave”, che “produce preoccupazioni e rammarico”. Inoltre la Merkel ha insistito sul fatto che Teheran si attenga all’accordo anche in futuro.
Foto da Twitter