Era il 4 marzo scorso. Gli italiani, chiamati alle urne, esprimevano un voto che avrebbe innescato settimane di incertezza politica. Oggi, sono trascorsi 2 mesi esatti. E la nave del governo non ha mai viaggiato in acque così tumultuose. L’ultima tempesta viene dalla rottura, già annunciata, tra dem e grillini che forse solo Roberto Fico aveva visto vicini. Tutto torna, dunque, nelle mani di un timoniere che, suggerisce qualcuno, sarebbe piuttosto irritato.
E proprio a Mattarella, ancora incerto sull’approdo, si appella Matteo Salvini. Il leader leghista, al termine della riunione del Consiglio federale della (nuova) Lega Nazionale, a Milano, ribadisce il rifiuto ad un governo tecnico che, a suo dire, sarebbe irrispettoso della volontà del popolo italiano.
Il Colle guarda, dall’alto e con un certo rammarico, il tracollo di forze politiche dimostratesi incapaci di venire ad un accordo. Quella di lunedì sarà, sul serio, l’ultima chiamata. Al Quirinale, lo sottolineano con vigore per evitare qualsiasi equivoco. Sarà l’ultimo giro di consultazioni, quello definitivo. Poco più di 2 giorni, dunque, sono concessi ai partiti – reduci da inverosimili trattative a cui ben pochi avevano creduto – per un sussulto di responsabilità. “Le posizioni sono rimaste immutate”, lamentava ieri una nota del Colle. Le trame di palazzo, del resto, sono state le uniche protagoniste degli ultimi mesi. Per questo, Sergio Mattarella ha deciso di giocare d’anticipo. Si esclude, infatti, di riprendere in considerazione ipotesi già sperimentate con i due incarichi esplorativi affidati alla presidente del Senato e all’inquilino di Montecitorio. Infatti, se la Casellati ammetteva quasi immediatamente la sconfitta, Roberto Fico suggeriva con fervido entusiasmo la formazione imminente di un improbabile esecutivo abortito prima di uscire dalla Sala degli Specchi.
Fallita ogni prospettiva, Mattarella scende in campo con le poche munizioni che gli restano in canna: un possibile (ma altamente improbabile) esecutivo centrodestra-dem, un governo cosiddetto ‘di tregua‘ (che coinvolga tutte le forze politiche) e, infine, il temutissimo e discusso “governo del presidente“. Così, il Presidente della Repubblica risponde picche a Salvini che, senza numeri, da giorni reclama un preincarico da premier.
Il leader del Carroccio, ad ogni modo, ci crede ancora. E, da Milano, guarda al Colle, fiducioso – come si è sempre dimostrato – nei confronti del Capo dello Stato. “Se di governo di tregua bisogna parlare, l’incarico va dato partendo da chi ha vinto le elezioni e non da chi ha perso”, intima tuttavia, rivolto a Mattarella. La Lega, dunque, esclude categoricamente qualsiasi proposta di un governo tecnico alla Monti che sarebbe, a dire di tutti in via Bellerio, ‘telecomandato da Bruxelles‘. Quale sia esattamente la proposta di Salvini non è chiarissimo, forse neppure ai vertici del Carroccio. Peraltro, il leghista prosegue – nell’appello a Mattarella – con parole ancora più criptiche: “Un nome per il premier? Un’idea ce l’ho, una persona che riscriva completamente il rapporto fra Italia e Ue”. E c’è già chi scherza sul nome di Gianni Morandi, come ieri suggeriva lo Stato Sociale ai microfoni di Radio Rock. “Va bene ragazzi, riunisco la Nazionale cantanti”, rispondeva prontamente il Gianni nazionale. E, d’altronde, di fronte allo stallo interminabile dei partiti, sarebbe difficile per Morandi fare di peggio.