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Abu Mazen chiede scusa: “La Shoah è un crimine odioso”

È il 2 maggio. 700 rappresentanti del Consiglio Nazionale Palestinese ascoltano attentamente il loro leader Mahmoud Abbas, noto al mondo come Abu Mazen. Ha 83 anni ed è fresco di rielezione, con una carriera (ancora) in ascesa. Non sa ancora che quella platea è destinata a diventare globale. Di 90 minuti di discorso introduttivo, infatti, nessuno ricorderà nulla se non l’affondo, drammatico, terribile, contro le vittime della Shoah.

A quanti credevano (o speravano) che quella frase choc valesse non solo un autogol con Israele, ma un inequivocabile suicidio politico, ha risposto direttamente il consiglio esecutivo dell’OLP, confermandolo presidente. Abu Mazen, dunque, deve riabilitare il suo ruolo. E lo fa, scusandosi per una dichiarazione che – ovunque – ha acceso polemiche e generato dissenso.

Il mondo guarda Ramallah: sorpresa e sgomento per le parole di Abbas

Ramallah precipita nell’occhio del ciclone. In una manciata di minuti, così pare, si sgretolano atti di tentativi di pace, trattati di non belligeranza, strette di mano storiche e interventi esterni atti a garantire la tanto sospirata quiete del Medio Oriente. “Non era mia intenzione offendere alcuno”, dichiara oggi Abu Mazen, mentre il mondo continua a commentare con sdegno le parole di appena due giorni fa. Del resto, persino il fedelissimo gotha di Abbas ha espresso profondo sgomento (e sorpresa) dinanzi alle parole del leader palestinese. Nessuno, tra i più alti vertici della dirigenza di Ramallah, infatti, sarebbe stato al corrente di quegli incredibili passaggi del discorso. Nessuno, neppure tra i suoi più stretti collaboratori.

Le drammatiche accuse che rischiano di distruggere tutte le aspirazioni dei Palestinesi

Abu Mazen doveva – necessariamente – tornare sui propri passi. “Ho profondo rispetto per la fede ebraica e per altre fedi monoteistiche”, prosegue, rivolto alla stessa stampa che, da 48 ore, lo addita come un fervente negazionista. A Tel Aviv, intanto, sono quasi entusiasti. Hanno, finalmente, una prova: l’odiato Abbas, che al mondo intero è sempre apparso come un moderato, è solo un ‘patetico antisemita‘. Ma il leader di Ramallah, a dispetto delle sue ultime dichiarazioni, non si è mai espresso in termini simili. E ci tiene a ribadirlo. “Condanno la Shoah come uno dei crimini più odiosi della storia”, afferma. Così, probabilmente, spera (e prega) di poter ancora essere considerato un affidabile interlocutore di pace.

Sembra ancora incredibile che Abu Mazen abbia attribuito agli ebrei la colpa del più grave e sanguinario sterminio della storia. Sembra incredibile che un leader, attorno a cui si è sempre generato il consenso delle colombe israeliane, abbia mandato in fumo i suoi stessi ardenti propositi di costruire la pace ‘a due stati’. Sembra quasi incredibile, ma la vera vittima delle sue dichiarazioni, è la Palestina stessa. Sul sangue di Gaza, oggi, cade l’ombra della comunità internazionale, distratta dalle folli accuse di un leader moderato.

Andrea Profeta

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Andrea Profeta
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