Fumata bianca alla resa dei conti interna al Pd. La direzione ha votato all’unanimità la relazione del segretario reggente Maurizio Martina che ha di fatto ricucito con l’ala renziana chiudendo alle trattative col M5S e auspicando la formazione di un governo di grande alleanza. Tutto chiaramente passerà dalle prossime consultazioni al Quirinale.
“Questa direzione ci chiama a un confronto franco, sincero, a due mesi dal voto che ci ha consegnato una delle sconfitte più nette mai accadute nella nostra storia. Il voto ci pone domande cruciali sul destino del campo del centrosinistra. Non possiamo rimuovere quel che è accaduto: dobbiamo capire per cambiare – ha dichiarato Martina nella sua relazione di apertura – Non ce la caveremo solo con qualche mossa tattica. Non si tratta di tornare indietro né andare oltre, ma riprogettare per ripartire. Serve un ripensamento netto su come si sta insieme, su come ci si confronta e si prendono le decisioni dopo essersi ascoltati e aver fatto un confronto con la voglia di costruire una risposta insieme non solo con rapporti di forza”.
Direzione Pd, Martina apre i lavori con una relazione
Chiaramente quello con il M5S è ormai “capitolo chiuso”: “Parlavamo molto di loro ma il tema vero eravamo noi, il nostro ruolo e la nostra funzione anche quando si è minoranza – ha continuato Martina – Per me era non condannarci all’irrilevanza e accettare una sfida. Era un’ipotesi più rischiosa ma l’ho immaginata per come potevo fino a qui con questa ambizione. Per noi il tema non è mai stato votare Salvini o Di Maio Premier. Ma per noi il tema non potrà mai essere nemmeno sostenere un qualsivoglia percorso con Salvini, Berlusconi e Meloni come soci di riferimento. Tanto più impossibile chiaramente per noi un governo a trazione leghista”.
“Lunedì – ha aggiunto Martina – si terranno nuove consultazioni e dovremo avere atteggiamento costruttivo verso la presidenza per affrontare questo nodo complesso. Credo che tanto più oggi dobbiamo supportare l’operato di Mattarella a cui vanno anche da qui i nostri sentimenti di stima e fiducia”. “Chiedo che mi venga rinnovata la fiducia fino all’assemblea, e non una fiducia di facciata. Serve una direzione salda e univoca del Pd. Certamente non solitaria ma collegiale. Non dobbiamo consentire a nessuno di poter dire ogni giorno che ci sono diversi partiti nel nostro partito. Dobbiamo esserne consapevoli verso il Paese e verso la nostra comunità che ci guarda con attenzione e si aspetta chiarezza e unità. L’unità senza chiarezza sarebbe inutile. Non chiedo sostegni di facciata ma propongo un passo consapevole. Non ci servono unanimità che si sciolgono al primo minuto dopo la direzione”.
“Mi è chiaro che una parte importante delle riflessioni che ho provato a proporvi non possono trovare una risposta compiuta solo nella discussione di una direzione – ha concluso Martina – Sento come tanti altri il bisogno di uno sforzo congressuale nei tempi giusti capace di andare in profondità e di non rimanere in superficie”. Alla riunione erano presenti il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e l’ex segretario Matteo Renzi oltre ai ministri Dario Franceschini, Marco Minniti, Andrea Orlando, Carlo Calenda, Marianna Madia, Anna Finocchiaro.
“Penso che confermare la fiducia a Martina sia una cosa giusta e necessaria che consente al Pd di parlare con una voce sola e con autorevolezza. Non c’è rischio di scissione, nessuno se la augura”, ha detto Piero Fassino. “Guerini ha dichiarato che le sue intenzioni erano di fare un documento che unisse. Prendo atto di questo fatto. Non c’è dubbio che un documento che chiede di non contarsi non dovrebbe però essere siglato da un numero di firme che appare essere una conta”, ha aggiunto l’ex sindaco di Torino.
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