Sarebbe un primato storico quello prospettato stamani dalla Commissione Europea, preposta alle previsioni econimiche di primavera. Quest’anno, infatti, per la prima volta, tutti i paesi UE dovrebbero rispettare il tetto del 3% di deficit.
Sul fronte delle politiche fiscali, dunque, il disavanzo dell’aerea euro rispetterà il tanto discusso limite imposto da Bruxelles. Persino la Francia, dopo 10 anni di sistematica e costante infrazione delle regole, rientrerà al di sotto del valore-soglia e rispetterà i parametri di Maastricht.
Il deficit in Italia: crescita economica e misure cautelari
La Spagna dovrebbe scendere al 2,6%, dopo l’esubero del 0,1% rispetto al limite, nel 2017. Virtuosissimo il Portogallo che dovrebbe – addirittura – rientrare al di sotto dell’1% (con un disavanzo previsto dello 0,9%) rispetto al 3% quasi tondo dello scorso anno. Più complessa la situazione in Italia, anche se non in termini di numeri. Nel 2018, infatti, il surplus di Roma non dovrebbe superare l’ottimo valore dell’1,7%. Ma Bruxelles frena. A Rue de la Loi, infatti, presuppongono che non ci saranno cambiamenti di politiche, ma nulla può essere ancora stabilito con certezza. Del resto, l’UE guarda a Palazzo Chigi con interesse sempre crescente. Ad ogni modo, complici della ripresa saranno le favorite condizioni economiche e le misure contenute nel bilancio 2018.
Pole della crescita per Malta e Irlanda, in coda Roma e Londra
Il Bel Paese, però, agli occhi dell’Europa, non potrà vantare la stessa pagella in termini di crescita. Anzi, insieme alla quasi-out Gran Bretagna, l’Italia fa peggio di tutti gli altri. Il trend di crescita prevista sarà, come quello di Londra, il più basso tra i 28 paesi UE. A trainare, invece, tutte le stelle di Bruxelles saranno Malta e l’Irlanda che raggiungono la pole con un ottimo valore di crescita: rispettivamente, il 5,8% e il 5,7%. In Italia e in Gran Bretagna, il pil crescerà di 1,5% rispetto al 2017 in entrambi i paesi. Nel 2019, dovrebbe frenare ulteriormente, assestandosi – sia per Roma che per Londra – all’1,2%. Di certo, non siamo in presenza di valori allarmanti, ma questa carriera da ultimi della classe non fa piacere a nessuno.