Netanyahu non avrebbe alcun dubbio sul progetto nucleare dell’Iran. E, mentre Israele va all’attacco di Teheran, è Washington a raccogliere il grido di guerra. Rohuani starebbe mentendo. La Repubblica Islamica, secondo Israele e gli Stati Uniti, sta progettando (addirittura) 5 armi atomiche potenti come quella di Hiroshima. Mike Pompeo, dunque, fa eco a Tel Aviv e, come Trump, è certo: l’accordo sul nucleare è basato su bugie.
Ѐ, dunque, questo lo scenario in cui i giudici del Tribunale di New York decidono di comparire, contribuendo ad esasperare un clima già caldissimo. La CourtHouse di Manhattan, oggi, mira a Teheran e sferra un colpo (indiretto) che è destinato a innescare polemiche. Per i giudici di New York, l’Iran e la Banca Centrale Iraniana sono i responsabili della morte delle 2600 vittime dell’11 settembre.
Il profilo dell’Azadi Tower adombra Lower Manhattan. Il sangue e le macerie dell’World Trade Center gravano su Teheran. La corte di New York ne è convinta. Con queste premesse, infatti, il giudice George Daniels ha stabilito che l’Iran dovrà risarcire le famiglie delle vittime per una somma totale di più di 6 miliardi di dollari. I coniugi avranno diritto a poco più di 12 milioni di dollari, i genitori ad 8 milioni, i fratelli a 4 milioni. Qualcuno obietterà che tali somme siano state concordate in modo arbitrario. Tuttavia, questo, è l’aspetto meno controverso della sentenza.
La base su cui tale decisione si fonda, è infatti, drammaticamente inconsistente. Nessuna prova diretta dei legami tra Teheran e gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. Neppure un minimo indizio tangibile.
Non uno dei 19 dirottatori era iraniano. Al-Qāʿida è un’organizzazione nata ed attiva in Afghanistan e Pakistan. Ha affiliati in Siria, in Yemen, in Somalia, persino nei mediterranei paesi del Maghreb. Ma nessuno, probabilmente, in Iran. L’ideologia islamista di Bin Laden era notoriamente sunnita. L’Iran è un paese fortemente e ufficialmente sciita. Insomma, quali siano questi presunti legami tra l’11 settembre e Teheran, non lo sanno neppure i giudici che hanno formulato la sentenza. E George Daniels, peraltro, lo ammette placidamente. L’unica base fondante della condanna sarebbe l’ipotesi che i dirottatori siano stati addestrati in Iran.
Non uno dei dirottatori erano iraniano, si diceva. Anzi, la stragrande maggioranza di essi era saudita. E il monarca assoluto Salman guida un paese fortemente e ufficialmente sunnita. Il sospetto che il grande parse arabico abbia qualche legame in più dell’Iran con l’11 settembre potrebbe sembrare legittimo. Eppure, Riyad è legata a Washington da un patto a doppia mandata. E re Salman ha (persino) accolto Donald Trump in aeorporto, durante la sua visita in Arabia Saudita. Ma questo, con la sentenza di oggi, non c’entra nulla.