Sicurezza sul lavoro. Questo il tema scelto per la festa del primo maggio 2018. Dal palco allestito a Prato si sono alternati i segretari nazionali dei sindacati e il coro è stato unanime: “Stop alle morti sul lavoro”.
“Tredicimila morti sul lavoro negli ultimi dieci anni sono il tributo che abbiamo pagato e che non vogliamo pagare più. Basta, non si può e non si deve morire di lavoro”, ha detto la leader della Cisl, Annamaria Furlan, lanciando “un appello forte che oggi si leva da tutte le piazze italiane, dal nord al centro, al sud”. Un appello rivolto alle imprese, ma anche alle istituzioni, ha aggiunto Furlan, sostenendo che “l’Italia deve ripartire dal lavoro e dalla sua sicurezza”.
La somma di mancati investimenti e precarietà ha determinato disattenzione alle norme di sicurezza” sul lavoro. “Ancora troppi insistono a dire che sono dei costi e devono essere tagliati”, ma non è così, ha aggiunto la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. “Nonostante tanta tecnologia, non la si usa per creare le condizioni di sicurezza. Inoltre c’è tanta ricattabilità che deriva dalla disoccupazione e dalla precarietà”. L’aumento dei controlli, ha concluso la Camusso, “è una delle strade per risolvere il problema”.
“Oggi siamo allo stesso livello di mortalità del 1911 e questo vuol dire che non stiamo facendo nulla”, ha affermato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. “Si mette al primo posto il profitto”, ha quindi sottolineato e invece bisogna investire di più sulla sicurezza sul lavoro e anche “aumentare le sanzioni”.
“Non mancano difficoltà nel nostro cammino. Tuttavia, dove c’è il senso di un destino da condividere, dove si riesce ancora a distinguere il bene comune dai molteplici interessi di parte, il Paese può andare incontro, con fiducia, al proprio domani”. Con questo invito generale a pensare al bene comune dell’Italia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiuso il suo discorso al Quirinale in occasione del Primo maggio. Per Mattarella “la crescita del lavoro e la sua qualità restano necessariamente centrali per ogni strategia di governo. Il lavoro è la priorità”.
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