Aveva 36 anni, Simone La Terra. Cresciuto in piena pianura padana, era innamorato delle montagne. E l’alpinismo era la sua più grande passione. Le vette dell’Himalaya – che tanto amava – gli hanno tolto la vita. Simone era scomparso venerdì scorso, portato via da una raffica di vento. Oggi, l’Himalyan Times scrive l’ultimo atto di questa tragedia. La Terra è morto in Nepal, mentre scalava il Dhaulagiri.
La scalata e la tragedia: Simone muore a 6mila metri d’altezza
Sono in 15. Tutti esperti ed appassionati di alpinismo. E tutti condividono lo stesso obiettivo: raggiungere la cima del monte nepalese, a più 8mila metri d’altezza. Tra loro, Simone. Venerdì 27 aprile, hanno già fatto molta strada. Si trovano alla vertiginosa quota di 6mila metri. Montano le tende, in attesa di riprendere il cammino. Poi, la raffica di vento. Simone scompare. “Un forte vento ha spazzato via la sua tenda”, racconta Damber Parajuli, di Prestige Adventure, che ha organizzato la scalata. Iniziano le ricerche. Il ritrovamento del corpo è quasi tempestivo. Simone è già morto sabato, quando viene trasportato a Kathmandu per l’esame autoptico. I medici del Tribhuvan University Teaching Hospital non hanno dubbi. L’ipotermia lo ha condannato a morte.
Un appassionato sbruffone che amava passeggiare sui tetti del mondo
Islamabad, Skardu, Askole. Simone aveva scalato i tetti del mondo. Amava quelle montagne. Raccontava le sue imprese prodigiose su Simonelaterra.it, un blog che gli appassionati conoscono bene. Anche Simone conosceva bene le vette del Nepal. E non era affatto uno sconsiderato. Dai suoi resoconti, si apprende come fosse sempre molto attento ai rischi e alle condizioni eventualmente sfavorevoli di qualsiasi possibile viaggio. Spesso, in casi di difficoltà annunciate, rinunciava a scalare. “Non bisogna ignorare i segnali che ci sono dentro e intorno a noi”, scriveva Simone, invitando a non intraprendere azioni avventate. “Le montagne restano, le troverò qui alla prossima occasione”, concludeva con l’umiltà che lo ha sempre contraddistinto. Ma quelle montagne lo hanno tradito.
Il dolore dei suoi amici è incolmabile. “Non ci posso credere”, posta qualcuno su Facebook. “Avremmo dovuto scalare insieme questa estate”, prosegue l’amico, straziato dalla perdita. Si rammarica perché Simone non potrà raccontargli delle sue avventure sul Dhaulagiri, magari davanti a una birra. Non potrà iniziare, come sempre, a parlare di montagne. Il mondo degli alpinisti piange la scomparsa del ‘pazzo sbruffone imprevebile‘ che amava passeggiare sui tutti del mondo. E spera che la sua storia sia monito per i centinaia di scalatori che, ogni anno, tentano di raggiungere le vette dell’Himalaya.