Che la concordia, a Largo del Nazareno, fosse l’invidiata pagina di un glorioso passato non era certamente una novità. Ma, in casa dem, sembra ormai che si vada ogni giorno a spade incrociate. Il corteggiamento dei 5 stelle è finito. La presunta fumata bianca, annunciata al Colle da Roberto Fico, è definitivamente bollata come un eccesso d’entusiasmo. E i grandi del Partito Democratico pensano già a cambiare rotta. Peccato che la navigazione sia sempre meno sicura.
Dopo l’intervista di Matteo Renzi, ieri sera, a Che tempo che fa, Cuperlo chiede addirittura perdono – ai microfoni di Radio Capital – per lo spettacolo che il Pd sta offrendo. E Martina, dopo qualche ora, prova a (ri)prendere il timone il mano. “Ѐ impossibile guidare un partito in queste condizioni”, dichiara l’esasperato reggente.
Le uscite di Renzi da Fazio: “Chi ha perso non può governare”
“Siamo seri”, esordisce l’ex segretario allo studio di Fabio Fazio e prosegue: “Chi ha perso le elezioni non può andare al governo”. Per il numero uno (dimissionario) del Nazareno la linea da seguire l’hanno dettata gli italiani, portando via Palazzo Chigi ai dem. O forse soltanto a Matteo Renzi. “Il Pd ha perso, io mi sono dimesso”, ha continuato infatti il (vecchio?) leader a Che tempo che fa. Insomma, Renzi sembra certo che il Partito Democratico non possa andare al governo senza di lui più di quanto non lo sia che il suo partito abbia seriamente perso le elezioni. Già il 25 aprile, del resto, l’ex segretario aveva dimostrato quanto stretta gli venisse la panchina del Nazareno. Era, infatti, sceso in piazza per ‘sondare’ l’opinione dei cittadini, durante le manifestazioni in occasione della festa della Liberazione. Pedalando tra i vicoli del centro storico di Firenze, Matteo Renzi ammoniva gli italiani: “Non cascate nella trappola grillina”. Dichiarazioni che sembrano quasi evocare i recenti moniti di Berlusconi.
La replica di Martina e l’affondo di Cuperlo: “Un leader che perde deve farsi da parte”
Oggi, è Maurizio Martina a portarsi in pole. “Stiamo vivendo una situazione politica di estrema delicatezza”, riferisce, dispiaciuto che la Direzione Nazionale del prossimo giovedì abbia già un altro ordine del giorno rispetto alle ragioni della sua convocazione. “Per quanto mi riguarda, la collegialità è sempre un valore, non un problema”, si affretta a dichiarare subito dopo. E il riferimento all’ex segretario non sembra affatto equivoco. A strigliare Renzi più duramente, però, ci pensa Gianni Cuperlo che di scontri con l’uscente numero uno del Nazareno ha fatto grande esperienza.
Il tema della Direzione di giovedì, per Cuperlo, non dovrebbe essere la formazione (impossibile) di un esecutivo. Il dem intende scoprire cosa sia il Pd, dopo l’uscita di Renzi. “Un partito non decide la sua linea negli studi televisivi”, incalza – determinato – a Radio Capital. “Ieri sera, vedendo l’intervista ho provato un senso di dispiacere perché quella discussione avrei voluto farla con lui, nel luogo giusto, cioé la direzione del partito”. Cuperlo, dunque, non ci sta a commentare le uscite di Renzi come se fossero i risultati di un derby. E, qualche istante dopo, affonda molto più duramente contro l’ex segretario. “Io posso anche aver sbagliato, ma tu perdi le sfide e quando un leader perde si fa da parte, come ha fatto Veltroni”.
La replica di Matteo Renzi è attesissima. E il sospetto che il paragone con Veltroni possa essergli poco gradito, potrebbe presto diventare certezza. Ma l’obiettivo del Pd – e questo Cuperlo ci ha tenuto a ribadirlo – non deve essere l’intesa sulla leadership. Forse, infatti, Renzi l’avrà dimenticato, ma si è dimesso l’8 marzo, 4 giorni dopo la Caporetto del Nazareno.