Gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, assieme allo stesso istituto di credito e a Paolo Salvadori, ex presidente del collegio sindacale, sono stati rinviati a giudizio dal gup di Milano. Il processo inizierà il 17 luglio, nonostante la Procura avesse chiesto per tutti gli imputati il proscioglimento. Le accuse sono di aggiotaggio – caduto per Salvadori – e falso in bilancio nella tranche sulla contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria.
Monte dei Paschi, Profumo e Viola rinviati a giudizio
Il gup Alessandra Del Corvo, non ha accolto le richieste dei pm e delle difese, e ha mandato a processo Profumo e Viola, ex ad della Banca Popolare di Vicenza, ex presidente e ad del Monte dei Paschi, per aggiotaggio e falso in bilancio, Salvadori solo per falso in bilancio e la stessa banca, imputata per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. La richiesta del processo veniva dalle parti civili, composte da circa 200 azionisti rappresentati da numerosi legali, tra cui l’avvocato Matteo Picotti.
Un primo tentativo di archiviazione delle accuse a carico degli imputati c’era stato già nel settembre 2016 da parte dei pm Baggio, Civardi e Clerici, quando la tranche d’indagine era passata per competenza da Siena a Milano. Nell’aprile 2017, però, il gip Livio Cristofano aveva respinto l’istanza ordinando l’imputazione coatta. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio, scaturita da questo rifiuto, il pm Civardi in un’udienza preliminare aveva chiesto il proscioglimento, avanzando argomentazioni simili a quelle dell’istanza di archiviazione.
Secondo quanto sostenuto dai pm, Viola e Profumo, nel periodo tra il 2011 e il 2014, avevano agito senza alcuna intenzione di falsificare i conti, né tanto meno di nascondere le perdite. A sostegno di questa tesi, il loro “restatement” del bilancio del Monte dei Paschi e la scoperta di alcuni trucchi che i loro predecessori avevano utilizzato per coprire le mancanze. Davanti al gup, il pm Civardi aveva ammesso che i derivati avrebbero dovuto essere contabilizzati “a saldi chiusi” e non “a saldi aperti”, come invece è stato fatto, ma a discolpa degli imputati c’erano i loro allegati ai bilanci con tutte le indicazioni su quali sarebbero stati gli effetti della contabilizzazione ‘a saldi chiusi’. Nessun imbroglio quindi da parte degli ex manager, che avevano ereditato una gestione disastrosa da Giuseppe Mussari e altri vertici ora a processo a Milano. Gli imputati avrebbero anzi reso consapevole il mercato dei problemi sui bilanci e si erano attenuto alle disposizioni di Consob e Banca d’Italia.
Non la pensa così il gip dell’imputazione coatta, secondo il quale nella gestione degli ex manager vi erano presunti profili ingannevoli nei confronti del mercato, dal momento che la contabilizzazione presentata non aveva eliminato le ambiguità sui derivati.
Non si aspettava questa decisione Alessandro Profumo. “Sono sorpreso – fanno sapere fonti vicine all’ex banchiere, oggi ad di Leonardo – ma confermo con determinazione di essere sereno per le scelte fatte in Mps. Dimostreremo di aver sempre operato correttamente nell’interesse dell’istituto e dei suoi azionisti, peraltro in stretta collaborazione con Banca d’Italia e Consob, e riconfermo la mia totale fiducia nella magistratura“.