Un esperimento effettuato dai ricercatori dell’Università di Yale, negli States, ha messo in discussione il concetto di morte dell’organo. L’èquipe di studiosi ha tenuto in vita i cervelli di 200 maiali per 36 ore fuori dal corpo degli animali. Rianimati con una nuova tecnica di irrorazione sanguigna, gli organi presentavano cellule nervose sane e attive.
La ricerca, esposta ad un convegno sulle neuroscienze organizzato dai National Institutes of Health, potrebbe rappresentare il lasciapassare per approfondire lo studio di malattie pericolose come l’Alzheimer e i tumori.
Neuroscienza, il dibattito tra bioetica e neuroscienze
Dall’elettroencefalogramma è emerso che l’attività cerebrale evidenziava un’onda piatta simile a quella emessa da un cervello in stato di coma, però i neuroni risultavano dinamici. Situazione che renderebbe l’organo tecnicamente vivo.
La ricerca ha dato vita a un dibattito dialettico tra bioetica e neuroscienze. Gli esperti di bioetica si chiedono se un cervello umano messo in quelle condizioni sarebbe da considerare vivo, invece gli studiosi di neuroscienze ritengono che tale studio possa offrire l’opportunità di analizzare il cervello in modo più approfondito.