“Nelle ore successive a quanto accaduto mi sono rivisto nel video e non mi sono riconosciuto: non c’è giustificazione a quello che ho fatto, il giornalista avrebbe potuto dirmi di tutto ma io non avrei dovuto reagire in questo modo. Mi vergogno per quello che è successo e non so spiegarmelo”. Parole e lacrime firmate Roberto Spada, interrogato dal pm Giovanni Musarò nell’ambito del processo a Roma che lo vede imputato dopo l’aggressione ai danni dei giornalisti Daniele Piervincenzi ed Edoardo Anselmi di “Nemo-Nessuno Escluso“.
Spada è accusato, insieme al suo complice Ruben Alvez del Puerto, di aver picchiato i giornalisti del programma Rai il 7 novembre scorso a Ostia. Spada ha chiesto scusa a “tutti i giornalisti” durante il suo interrogatorio durato un’ora in collegamento dal carcere di Tolmezzo, dove è detenuto dai sei mesi.
Il complice di Spada, Ruben Alvez Del Puerto, difeso dall’avvocato Luigi Tozzi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nel processo si erano costituite parti civili il Comune di Roma, la Federazione nazionale della stampa e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, insieme con altre associazioni e istituzioni, tra cui Regione Lazio e Libera. Il reato contestato a Spada ha l’aggravante della mafiosità.