In 537 sorridono al porto di Trapani, questa mattina. In larga maggioranza sono uomini, ma ci sono anche 85 donne (di cui quattro sarebbero incinte) e ben 125 minori. Sono i migranti recuperati da SOS Mediterranèe al largo della Libia in numerose operazioni di salvataggio, nei giorni scorsi. Erano stipati in imbarcazioni sovraffollate e non adatte alla navigazione. Per salvarli, l’ONG ha noleggiato la nave Acquarius, gestita in partnership con Medici senza frontiere.
Un gommone congestionato e sovraccarico trasporta 164 dei migranti sbarcati questa mattina, nelle acque a est di Tripoli. Il sovraffollamento rende impossibile la navigazione. SOS Mediterranèe avvia immediatamente l’operazione di recupero. L’ONG Sea Eye, prontamente allertata, rende disponibile la nave Seafuchs che, lo scorso mercoledì, salva dal naufragio i migranti, poi salpati a bordo di Acquarius. Trascorrono pochi giorni. Sabato, poi, la nave di SOS Mediterranèe trova i 222 asserragliati su un vecchio barcone da pesca, instabile e stracolmo. “Qualunque reazione di panico avrebbe potuto provocare il capovolgimento della barca”, denuncia Nick Romaniuk che ha coordinato i soccorsi. Secondo l’operatore dell’ONG, non avrebbero potuto scampare a morte certa. A guidare il recupero, il Centro di coordinamento del Soccorso Marittimo italiano. Ai due salvataggi, nelle ultime ore, si aggiungono l’operazione di ProActiva (che ha condotto al salvataggio di altri 72 migranti) e il trasferimento a bordo di Acquarius dei 79 soccorsi in precedenza dalla Guardia Costiera italiana.
E, mentre i migranti approdano al porto di Trapani, emergono le prime terrificanti testimonianze. “Quando abbiamo visto la nave di salvataggio della ONG, tutti abbiamo pensato che fossero i libici”, riferisce un giovane nigeriano salvato dal barcone, mercoledì scorso. “Eravamo tutti molto spaventati perchè sappiamo cosa succede dopo”, dichiara, rivolto ad un volontario di SOS Mediterranèe. Secondo i racconti, dunque, la Guardia Costiera libica avrebbe più volte tentato di intercettare il gommone. “Ci hanno inseguiti”, riporta e, dopo qualche istante, aggiunge: “Alcuni hanno cercato di saltare fuori dalla loro imbarcazione per fuggire. Alcuni sono annegati”.
Al largo di Sabrata, infatti, le forze navali di Tripoli annunciano il recupero di 11 corpi senza vita, riemersi dal mare. 600 miglia più a nord, invece, una donna culla un neonato. Sorride. Sa che la tragedia è stata evitata. Sa che, senza questo intervento, sarebbe stato il mare a cullarli, entrambi.