Fioccano le condanne nella vicenda che riguarda la cosiddetta trattativa Stato – mafia. La Corte di Assise di Palermo ha condannato a pene comprese tra 8 e 28 anni di carcere gli ex vertici del Ros Mori, Subranni e De Donno, l’ex senatore Dell’Utri, Massimo Ciancimino e i boss Bagarella e Cinà.
Trattativa Stato – mafia: assolto l’ex ministro Mancino
La Corte d’Assise di Palermo, che ha celebrato il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia ha assolto dall’accusa di falsa testimonianza l’ex ministro democristiano Nicola Mancino. “Sono sollevato. È finita la mia sofferenza anche se sono sempre stato convinto che a Palermo ci fosse un giudice. La sentenza è la conferma che sono stato vittima di un teorema che doveva mortificare lo Stato e un suo uomo che tale è stato ed è tuttora”, ha detto Nicola Mancino.
Prescritte le accuse per Giovanni Brusca
Prescritte le accuse nei confronti del pentito Giovanni Brusca. Condannati tutti gli altri imputati.
“È una sentenza che lascia sbigottiti. Una sentenza dura che non sta nè in cielo nè in terra. Lo dico non come cittadino o avvocato, ma perchè ci sono quattro sentenze che hanno escluso trattative di sorta. Che hanno assolto gli imputati. Aspettiamo di leggere le motivazioni. C’è comunque un barlume di contentezza. Perchè so che la verità è dalla nostra parte. Sono contento perchè è un giorno di speranza, possiamo sperare che dopo 5 anni, in appello vi sarà finalmente un giudizio. Questo è stato un pre-giudizio. Non sono stati ammessi 200 documenti alla difesa e 20 testimoni”, ha detto l’avvocato Basilio Milio, legale degli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni commentando la sentenza.
Le reazioni della politica
La storica sentenza è stata pronunciata da pochi minuti. E Roma già guarda a Palermo, scatenando i commenti dei politici. Commenti che, prevedibilmente, si schierano su posizioni contrapposte. All’attacco dell’ex Cavaliere, si muove – compatto – tutto il M5S, mentre l’abbozzo di un accordo per il governo svanisce prima di prendere corpo. Il primo a sferrare l’offensiva è il deputato pentastellato Carlo Sibilia. “Dell’Utri è colui il quale trattava con Cosa Nostra durante il governo Berlusconi”, cinguetta il parlamentare grillino, augurandosi che il presidente di FI sparisca quanto prima dalla scena politica nazionale.
#TrattativaStatoMafia : DELL’UTRI e condannato a 12 anni.
Dell’Utri è colui il quale trattava con Cosa Nostra durante il governo Berlusconi.
C’è bisogno di altro per spiegare che Berlusconi è una persona che deve sparire dalla scena politica nazionale?— carlo sibilia (@carlosibilia) 20 aprile 2018
Anche Di Maio affida a Twitter la sua replica, riprendendo un motivo che aveva già evocato all’indomani della ‘vittoria’ dei pentastellati alle elezioni del 4 marzo. “La trattativa Stato-mafia c’è stata. Con le condanne di oggi muore definitivamente la Seconda Repubblica”, scrive entusiasta. Poi, il leader 5 stelle ringrazia i magistrati di Palermo. Ancora più duro è, invece, Alessandro Di Battista che, su Facebook, ha scritto: “Tra i soggetti contraenti del patto c’è Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia e braccio destro di Berlusconi”. Ma il numero 2 del M5S non usa mezzi termini e prosegue: “Ora il Caimano sarà ancora più nervoso. Il suo sistema di potere gli sta franando sotto i piedi”. Poi, riprende le parole di Di Maio sulla fine della Seconda Repubblica e torna a complimentarsi coi magistrati della procura palermitana.
A difendere Berlusconi ci pensa Vittorio Sgarbi, in rotta con Musumeci ma da sempre amico dell’ex Cavaliere, nonché deputato alla Camera di FI. “La condanna di Mori, Subranni, De Donno e Dell’Utri senza prove è un insulto allo stato di diritto”, dichiara il critico d’arte. Sgarbi non teme di mettere in dubbio quella definisce “una storia che non c’è stata”. E si dice certo che la Corte d’Appello rovescerà la sentenza.