L’asse Berlino-Parigi non sembra indebolito dal dissenso di Francia e Germania sui raid aerei in Siria dello scorso 14 aprile. Anzi i due (ormai unici) giganti dell’Unione Europea sono perfettamente consci del loro ruolo. E dell’importanza della loro alleanza.
Per ribadire una linea comune, infatti, oggi si tiene a Berlino l’attesissimo vertice tra i due signori dell’Europa. La vecchia guardia e la nuova guardia. Angela Merkel ed Emanuel Macron. I due leader si incontreranno su una cornice che non potrebbe essere più simbolica: l’Humboldt-Forum di Berlino, in via di ricostruzione.
Il piatto principale del colloquio è, quasi certamente, la ricostruzione di un’Europa, attanagliata dai populismi. Un’Europa di cui, per qualche ragione, Macron e Merkel si credono custodi. Un’Europa a cui l’Italia potrebbe aver smesso di sorridere. Lo scenario in cui si muovono i leader è piuttosto confuso. Persino per due grandi strateghi come loro. Londra è out. L’Europa del nord è sempre più a nord. L’Italia non ha un governo e, qualunque dovesse essere, potrebbe risultare poco collaborativo. A est, il gruppo di Visegrad è già – da anni – piuttosto restio a sottomettersi alle regole di Bruxelles. Insomma, sugli interni, c’è molto di cui discutere.
Sugli esteri, poi, la situazione è persino peggiore. Ѐ, infatti, certo che la Siria dominerà sui temi del colloquio. E su questo fronte, Parigi e Berlino potrebbero trovarsi in netto disaccordo. Ad ogni modo, Merkel, nonostante il rifiuto di partecipazione diretta, ha offerto collaborazione al trio che, domenica scorsa, ha bombardato Damasco. La cancelliera sa bene di dover ricordare al mondo da che parte sta la Germania. Un po’ come, qualche giorno fa, ha fatto il nostro premier uscente, Paolo Gentiloni. E, tra poco più di una settimana, Angela Merkel si recherà a Washington per incontrare Trump. Tre giorni prima, invece, sarà il turno di Macron. E non saranno incontri di Francia e Germania con la Casa Bianca. Ad incontrare Trump, sarà l’Europa in persona.
Il Washington Post, oggi, riferisce che i colloqui tra Trump, Macron e Merkel si susseguiranno tra il 24 e il 27 aprile. A meno di due settimane dai raid in Siria e, in piena (almeno così sembra) guerra dei dazi doganali. Anche questo, tema centrale delle discussioni con la Casa Bianca. Sul finire del 2016, Trump affermava che dietro Bruxelles ci sarebbe solo e soltanto Berlino. Anche se Parigi sembra smaniare per farsi vedere sempre più presente. Per questo, Macron avrebbe fatto i compiti a casa, partecipando all’azione congiunta di domenica scorsa. Alla Merkel, il Tycoon non potrà non manifestare il disappunto americano per l’assenza della Germania dai cieli di Damasco. E Angela risponderà come può.
Con Macron, dunque, c’è più concordia. E il giovanissimo capo dell’Eliseo appare, ormai, come avvocato dell’Unione Europea, tenace difensore dei valori comuni contro l’insorgere (sempre più generalizzato) di sovranisti e nazionalisti. In questo senso, si era già espresso il 17 aprile, in un intervento (applauditissimo) al Parlamento Europeo. “Non voglio appartenere a una generazione di sonnambuli, ma a una generazione che difende la sovranità europea”, aveva tuonato, rivolto agli europarlamentari. In Francia, intanto, si occupano le università e si bruciano le immagini del président. E forse, proprio per le difficoltà interne, Macron si presenta come avvocato dell’Europa.