Tirano un sospiro di sollievo i fratelli De Benedetti che, nel 2016, il Tribunale di Ivrea aveva condannato per i decessi e i tumori provocati dall’amianto negli stabilimenti Olivetti. Oggi, la corte d’Appello di Torino ha ribaltato le sentenze. E ha dichiarato innocenti tutti gli imputati. Insieme ai De Benedetti, sono stati assolti – infatti – anche l’ex ministro del governo Monti, Corrado Passera, e altri 10 ex dirigenti di Olivetti.
Ribaltata la sentenza di primo grado: ‘fibra killer’ cuore del processo
“Il fatto non sussiste”. Così si sono pronunciati i giudici della terza sezione penale, presieduta da Flavia Nasi. Il 18 luglio del 2016, invece, Carlo e Franco De Benedetti (rispettivamente presidente e vicepresidente del gruppo) erano stati condannati a 5 anni e 2 mesi di carcere. Meno severe tutte le altre pene, compresa quella, di un anno e 11 mesi, inflitta a Corrado Passera. Ad ogni modo, oggi, la Nasi ha stabilito che nessuno dei 13 imputati sarebbe responsabile delle morti degli operai che avevano lavorato in ambienti contaminati da amianto.
Non conosciamo ancora le ragioni della sentenza. Pare che il tema cruciale del dibattimento processuale (e, dunque, la causa delle assoluzioni) sia stato il talco contenente tremolite di amianto che, secondo l’accusa, sarebbe stato usato in Olivetti fino al 1986. I De Benedetti raggiunsero i vertici della società già nel 1978 e, nel 1981, sarebbero stati informati degli effetti dell’amianto. La fibra killer, dunque, sarebbe stata sostituita con grave ritardo: addirittura 5 anni dopo. Gli avvocati della difesa, invece, avranno evidentemente dimostrato (o convinto la corte) che la tremolite sia stata scartata nel 1981. Come, del resto, hanno sempre sostenuto, fin dal processo di primo grado.
La reazione della procura: “Daremo battaglia”
Gli imputati sorridono, lieti di una sentenza piuttosto inaspettata. La corte d’Appello di Torino, peraltro, ha condannato alle spese processuali le parti civili, i sindacati, il comune di Ivrea e le famiglie delle vittime. La procura generale, incredula, ha già annunciato ricorso in Cassazione. Proprio lo scorso 21 febbraio, aveva richiesto – a Torino – una conferma pressoché totale delle condanne di Ivrea. Ad alzare la voce è soprattutto Carlo Pellicano, procuratore generale. “Impugneremo la sentenza”, annuncia. E ci tiene a sottilineare la protesta: “Daremo battaglia. Per ora noi e la difesa siamo sull’1-1”.
Misteriose o meno, le ragioni dell’assoluzione restano comunque sorprendenti. D’altronde, già negli anni ’30 si era a conoscenza della pericolosità dell’amianto. E la comunità scientifica – negli anni ’70 – fu unanime nel dichiarare i legami tra amianto e mesotelioma. Ma, forse, le notizie giunsero a Ivrea soltanto nel 1981.