Strasburgo vorrebbe essere Washington. E il parlamento europeo, riunito oggi in sessione plenaria, potrebbe aver scambiato le rive del Reno con Capitol Hill. Infatti, quello che doveva essere un dibattito su Cambridge Analytica e i rischi di manipolazione elettorale, è diventata un’audizione parlamentare contro Zuckerberg. Peccato che Zuck fosse assente, al sicuro a Menlo Park, o nella sua villa di Palo Alto.
Gli europarlamentari non sembrano aver fatto molto caso all’assenza del re di Facebook. Infatti, hanno trascinato sul banco degli imputati di Strasburgo, insieme a lui, anche tutti i social network, rei di monetizzare i dati degli utenti. Un’accusa che, un mese fa, proveniva da Apple. Preso atto dell’assenza di Zuck, poi, è direttamente Tajani ad invitarlo a testimoniare.
Datagate è proprio approdato in Europa. Già ieri aveva fatto discutere Londra, con le scottanti (e alquanto contraddittorie) dichiarazioni rilasciate da Brittany Kaiser, ex dirigente di Cambridge Anaylitica. Oggi, invece, è l’Europa in persona a voler entrare nel vivo del caso Facebook. Ancora prima di Tajani, Věra Jourová ha invitato Zuckerberg a presentarsi a Strasburgo il prima possibile. “È una misura per recuperare fiducia”, ha commentato la Commissaria europea alla Giustizia. La Jourovà avrebbe già contattato Sheryl Sandberg, la numero 2 del Network in blu, finita di recente nel mirino del Guardian (insieme a Zuckerberg ovviamente) per le ingenti spese investite da Facebook nella sua sicurezza personale. L’Europa starebbe valutando di adottare eventuali interventi contro i social, anche prima del debutto ufficiale del regolamento sui dati (la cosiddetta GDPR). Già all’indomani dello scandalo, Strasburgo aveva minacciato serie contromisure. E, dopo l’audizione di Zuckerberg, non sembra voler rinunciare ad interrogare il re.
L’appello della Jourová fa eco al vicepresidente Andrus Ansip che ha avuto l’onore di incontrare Sua Maestà Zuckerberg personalmente, direttamente nella capitale della sua Silicon Valley. Ansip, nel breve colloquio concessogli da Zuck, avrebbe pregato il ceo di presentarsi a Bruxelles o a Strasburgo. L’Europa, a differenza degli Stati Uniti, ha due capitali. E Mark ha (addirittura) libertà di scelta. A prendere la palla al balzo, poi, è Antonio Tajani che ha riecheggiato la Jourovà in una lettera, inviata ai vertici di Menlo Park e pubblicata sul suo profilo Twitter. Il presidente ha sottolineato la necessità che Zuckerberg sia presente fisicamente dinanzi al parlamento europeo. “Il quartier generale internazionale di Facebook è a Dublino”, cinguetta Tajani. In territorio europeo, dunque. Poi, prosegue: “Zuckerberg ha la responsabilità di presentarsi”.
Menlo Park, intanto, tace. E si gode, più o meno in silenzio, il rialzo (tutt’altro che timido) del titolo di Facebook a Wall Street. Al di là dell’Atlantico, c’è un intero continente che vuole Zuckerberg tra gli imputati. O forse lo vogliono soltanto gli europarlamentari che hanno invidiato i due minuti di tu per tu con Zuck concessi ai loro colleghi americani.