“Don’t ever underestimate the heart of a champion”. Parola di coach Rudy Tomjanovic, coach degli Houston Rockets vincitori di due titoli NBA a metà degli anni ’90. Parole che si adatto benissimo a Dwyane Wade, a trentasei anni suonati ancora in grado di fare la differenza a livello di playoff NBA, guidando i suoi Miami Heat alla vittoria sul campo dei Sixers in gara-2 del primo turno. Successo anche per i Warriors, che mantengono inviolato il proprio palazzo e si portano sul 2 – 0 con San Antonio.
Philadelphia 76ers-Miami Heat 103 – 113 (1 – 1)
Uno Wade straordinario, dicevamo. Il numero 3, in uscita dalla panchina, ha messo a referto 28 punti, la gran parte dei quali nella prima metà di gara, quando gli Heat hanno preso il largo in un secondo quarto in cui hanno concesso appena dieci punti. Una grande prestazione difensiva, sicuramente, con un trattamento particolarmente duro per il rookie dell’anno Ben Simmons, ma anche tante letture sbagliate da parte dei Sixers, ed è inevitabile che sia così per una franchigia con così tanti giovani sul parquet. Miami, così, ribalta già in gara-2 il fattore campo, e la serie si sposta in Florida sul punteggio di 1 – 1, non male considerando come Phila entrava nei playoff, forte di una striscia di sedici vittorie consecutive.
Golden State Warriors-San Antonio Spurs 116 – 101 (2 – 0)
Non importa quanto LaMarcus Aldridge ci provi, mettendoci davvero tutto se stesso, i Golden State Warriors ne hanno semplicemente di più. Nella gara-2 della serie tra le teste di serie numero 2 e 7 della Western Conference, i californiani hanno avuto vita facile nel ribaltare il risultato, dopo una prima metà di gara in sofferenza, grazie alla ormai classica fiammata nel terzo quarto, che ha spento gli entusiasmi degli Spurs. Ancora protagonisti, come sabato sera, Kevin Durant e Klay Thompson, mentre a San Antonio non sono bastati i 34 punti di Aldridge. Insufficiente il contributo dei vari Gasol e Parker, ormai non più in grado di competere a livello di playoff.