Osserviamo prima di tutto il bla-bla-bla delle parti in campo :
dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr) si hanno le prime notizie dell’uso di armi chimiche di un “deliberato massacro di Stato”, ma il loro quartier generale è nel Regno Unito: l’osservatorio potrebbe essere forse un po’ decentrato.
Anche i Caschi bianchi sono dello stesso parere ma il fondatore è un siriano, Raed al Saleh, che oggi promuove la sua organizzazione tra New York, Washington per il sostegno economico: forse è leggermente di parte.
L’ispettore svedese dell’Onu Åke Sellström non ha ancora preso una posizione definita, mantenendosi neutrale e un po’ scettico in attesa di concreti dossier probanti: anche dall’Onu nessuna certezza sui dati reali.
Il presidente francese Emmanuel Macron, ha dichiarato di possedere “la prova” dell’utilizzo di armi chimiche in Siria da parte del regime di Assad, ma non dice quali sono queste prove. Ancora bla-bla.
Teresa May dice “Non si tratta di intervenire nella guerra civile. Non si tratta di cambiare regime. Si tratta di un attacco limitato e mirato che non alimenta ulteriormente le tensioni nella regione e che fa il possibile per prevenire vittime civili”. In buona sostanza vi abbiamo bombardato ma solo per evitare vittime civili: da campioni del bla-bla.
Trump dice “Ho ordinato alle forze armate degli Stati Uniti di lanciare raid di precisione su obiettivi associati alla capacità del dittatore siriano Bashar al-Assad di usare armi chimiche” e mentre lo dice riesce a rimanere serio ma annuisce come Stan Laurel.
Macron ha detto che l’intervento militare è “circoscritto alla capacità del regime siriano di produrre e usare armi chimiche”: lui invece non riesce a rimanere serio e sorride. Come quando si parla a dei bambini ignari.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che la Germania “appoggia” un’azione militare “necessaria e adeguata” contro la Siria dopo il raid di stanotte su installazioni siriane da parte di Usa, Francia e Gran Bretagna : quindi la Germania sarà presente a fine conflitto al tavolo. Benissimo.
Dall’altra parte l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov ha dichiarato: “I nostri avvertimenti non sono stati ascoltati” e i raid sono “un insulto” al presidente russo Vladimir Putin: e, sdegnato, ha lasciato la conferenza stampa per andare a cena ma molto serenamente. Quasi noioso.
Secondo Rudskoi “Un totale di 30 missili è stato lanciato contro strutture a Barz e Jaramani. Queste strutture sono state parzialmente distrutte. Tuttavia non venivano utilizzate da molto tempo e non c’erano nè personale nè apparecchiature in loco” ha detto Rudskoi.“ Poi a microfoni spenti canticchiava “non mi hai fatto niente, faccia di serpente”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha detto che la situazione a Ghouta est è simile all’inferno sulla terra”. Verissimo ma tutta la Siria è l’inferno in terra da sei anni: di cosa si stupisce? Bla-bla
Nessuno dice l’ombra della verità sui fatti e forse non la conosceremo mai.
L’illogicità dell’attacco chimico alimenta i sospetti.
1) L’attacco chimico poteva servire per favorire l’ingerenza di altri Paesi a sostegno delle forze ribelli e contro il governo centrale.
2) a Ghouta non ci sarebbe stato alcun bisogno di un intervento così brutale quanto inutile contro le forze di opposizione allo stremo e un attacco aereo avrebbe avuto risultati cento volte più devastanti
D’altra parte però tutti i filmati e tutte le foto sono vere in quanto nessuno è riuscito a contestarle fornendo incongruenze o utilizzo di vecchi scatti e se fosse tutto finto è stato realizzato veramente e regola d’arte.
Quindi anche noi ci uniamo purtroppo ob torto collo al bla-bla-bla.
Ma se per un attimo vogliamo riaprire gli occhi sulla realtà basta leggere le poche righe appresso e le terribili scene di Ghouta vere o false che siano, diventano irrilevanti di fronte all’inferno in terra.
Gli Stati Uniti e Mosul
Mosul, una città di due milioni di persone, non esiste quasi più. In nove mesi le forze sostenute dagli Stati Uniti hanno annientato lo Stato islamico e la città è stata liberata il 10 luglio scorso. Ma cosa è rimasto della città?
Bastano pochi numeri : 40.000 vittime civili circa , nove ospedali su dieci distrutti, 6 grandi ponti attraverso il Tigri distrutti, 75% delle strade distrutte, tutti gli edifici pubblici tra cui scuole, università distrutte, 65% della rete elettrica distrutta, infrastruttura idrica della città distrutta, tutte le banche statali e private distrutte, la maggior parte dei preziosi siti storici ridotti in macerie e il 70% delle aree residenziali rase al suolo.
La distruzione di Mosul è stata effettuata principalmente da bombe, missili e artiglieria americani e l’utilizzo da parte dell’esercito americano di fosforo bianco. Questo crimine di guerra è totalmente a carico degli USA.
E’ chiaro che l’informazione su Mosul è stata ridicola rispetto a quella riguardante Ghouta est, malgrado l’enormità della differenza del disastro.
Mosca e le alleanze
Mosca in Siria ha messo gli scarponi sul piatto, perseguendo solo i propri interessi giorno per giorno, con ambigui giochi di equilibrismo internazionale fra le diverse forze. Protegge Assad e trova un accordo con la Turchia che, con il via libera della Russia manda il suo esercito in Siria per massacrare i curdi. Poi la Russia dell’ Imperatore Putin avvicina l’Iran e stabilisce un patto di latta per combattere insieme in Siria ma per non lasciare troppo spazio sul territorio siriano agli iraniani, con una giravolta, si inventa la politica filoturca. Putin dimentica in un lampo anche l’appoggio che aveva promesso e dato ai curdi e gira lo sguardo dall’altra parte mentre Erdogan li attacca.
Da questo macabro balletto di Putin e dalle dichiarazioni bla-bla-bla di Trump e company ci si rende conto che il futuro della Siria è in mano agli ondivaghi flussi di interesse di Putin, Erdogan, Rouhani, Trump, Macron, May (e anche del meno influente Assad) personaggi che hanno concretamente dimostrato di non essere assolutamente affidabili al riguardo. Possono allearsi e dividersi ogni momento a seconda della quantità di potere guadagnato o perso, sulle spalle e sulla pelle di una popolazione che ormai non ha più vita, devastata come è da un incubo quotidiano che ne ha ammalato l’anima. Qualcuno sopravviverà e, semmai dovesse un giorno terminare l’inferno, dovrà fare i conti con una mente piena di orrore impossibile da dimenticare.
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Ottimo articolo