Frode fiscale e riciclaggio, sono queste le accuse con le quali polizia e Guardia di Finanza di Latina hanno provveduto all’arresto di 13 soggetti tra commercialisti e imprenditori nei comprensori di Roma e Latina.
La vasta operazione di polizia giudiziaria ha colpito un’associazione per delinquere dedita alle frodi fiscali. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere riguarda commercialisti e imprenditori, alcuni dei quali già coinvolti nell’amministrazione del Latina calcio U.S..
Colpiti anche i patrimoni accumulati illecitamente per oltre 60 milioni di euro. Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, al trasferimento fraudolento di valori, alla bancarotta fraudolenta, nonché di innumerevoli reati tributari e societari.
Le indagini dei poliziotti della squadra mobile e dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, hanno evidenziato il ruolo di un commercialista pontino, quale promotore ed organizzatore di una complessa associazione per delinquere, composta da una rete di fiduciari che, attraverso la costituzione di società schermo, sia in territorio svizzero che in quello italiano, hanno movimentato ingenti capitali sovente utilizzati per acquisizioni immobiliari, per illecito arricchimento personale, oltre che per il finanziamento occulto della società sportiva U.S. Latina Calcio, già militante nel campionato nazionale di serie “B”.
L’attività ispettiva di polizia economico-finanziaria ha inoltre consentito di disvelare un articolato sistema di frode attuato mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per un valore complessivo di oltre 200 milioni di euro, e di effettuare sequestri per equivalente nei confronti di alcuni indagati per un valore complessivo di oltre 40 milioni di euro. L’attività investigativa, avviata nell’aprile del 2015 e nell’ambito della quale sono state effettuate anche due rogatorie internazionali con l’autorità giudiziaria svizzera, ha inoltre consentito di raccogliere gravi indizi di reato in ordine ad un sofisticato sistema di riciclaggio internazionale attuato attraverso la strumentale costituzione in territorio elvetico di 4 società anonime, aventi tutte sede legale a Lugano (CH), presso una fiduciaria svizzera, operante nel settore della consulenza e gestione di patrimoni.
Attraverso tali persone giuridiche elvetiche sono state costituite in Italia altrettante società a responsabilità limitata, partecipate al 100% dalle società svizzere, aventi per oggetto sociale la gestione di beni immobili propri, tutte iscritte presso la camera di commercio di Latina ed amministrate da soggetti residenti nel capoluogo pontino. Le indagini patrimoniali, condotte da specialisti del Servizio Centrale Operativo e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Latina, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine ad ulteriori ipotesi di intestazione fittizia di beni nonché di giungere al sequestro di ingentissimi patrimoni illecitamente accumulati in evidente sproporzione con i redditi dichiarati dagli indagati.
Si tratta di 20 fabbricati di civile abitazione, di cui 2 ville; 19 immobili commerciali, magazzini ed autorimesse; 3 appezzamenti di terreno; 8 veicoli; 7 società e 1 quota societaria, per un valore complessivo stimato in 25 milioni di euro circa. Lo sviluppo di numerose segnalazioni per operazioni sospette e l’analisi dei flussi finanziari condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Latina con il qualificato apporto del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ha permesso di ricostruire l’ingente provvista generata in Italia, successivamente trasferita in territorio estero (elvetico).
La costituzione di società italiane, con capitale interamente partecipato da quelle estere, ha consentito il rientro in Italia, a mezzo bonifici bancari, delle somme depositate in Svizzera a favore delle società italiane a titolo di “finanziamento soci”. Le predette società, a loro volta, hanno utilizzato i capitali illecitamente costituiti all’estero per l’acquisizione di beni immobili e di partecipazioni societarie, reimpiegando le somme provento di reato. Gli indagati, infatti, programmavano il riciclaggio e reimpiego dei capitali di provenienza illecita in Italia, che avveniva nell’ultima fase tramite la cessione delle quote delle società anonime svizzere in favore di soggetti fiduciari a prezzi irrisori rispetto all’effettivo patrimonio immobiliare accumulato dalle persone giuridiche, e costituito con i proventi dell’imponente evasione fiscale e previdenziale.