L’Orchestra della Scala è la migliore al mondo. Il titolo è stato conquistato lunedì sera a Londra durante la cerimonia di consegna degli International Opera Awards, i cosiddetti ‘Oscar della lirica’. Celebrazione che prevede 20 premi da assegnare tra le diverse categorie prese in considerazione: miglior direttore, migliori cantanti, miglior coro, miglior regista.
Tra gli altri Awards, da ricordare quello alla carriera a Teresa Berganza, a Vladimir Jurowski come miglior direttore, e infine a Piotr Beczala e Malin Byström, in qualità di migliori cantanti.
“Sono molto contento per il meraviglioso lavoro fatto in questi anni dai nostri musicisti”, ha esordito il sovrintendente Alexander Pereira, che si è aggiudicato la statuetta a forma di chiave di violino. “Ringrazio Riccardo Chailly che tanto si è dedicato a loro. E anch’io mi sono speso molto per portare alla Scala alcuni grandi del podio, da Haitink a Blomstedt, da Järvi a Jansons”, ha dichiarato Pereira.
La chiave del successo risiede nella compattezza di un gruppo composto in “maggior parte da italiani, e questo vuol dire molto per l’identità del suono. Alla cui inconfondibile dolcezza contribuisce non poco la presenza di molte strumentiste”, ha aggiunto ancora una volta Pereira.
Anche Riccardo Chailly, impegnato nel ‘Don Pasquale’, non nasconde la propria felicità: “È l’originalità del suono, il suo stile “italiano”, che hanno determinato questo premio”. “Una qualità diventata il marchio della Scala nel mondo – continua -. È il risultato di aver favorito un repertorio capace di esaltare le radici musicali dell’Orchestra. Confortandomi nella scelta che da tre anni perseguo con grande convinzione: approfondire la nostra tradizione, che non è solo Verdi e Puccini ma tanti altri autori magnifici e ingiustamente trascurati”.
Compattezza del gruppo e impegno sinfonico sono gli ingredienti giusti che hanno permesso all’orchestra della Scala di trionfare a Londra. “Un allargamento di frontiere sonore che arricchisce la conoscenza musicale e la confidenza strumentale. Aver eseguito tanto Schumann, Beethoven, Mahler ha certo contribuito ai toni oggi più bruniti degli archi. Perché, come aveva intuito Claudio Abbado, fondatore della Filarmonica, una grande orchestra d’opera non può prescindere dall’attività sinfonica”, ha ribadito Chailly.
Anche il Festival Verdi di Parma si aggiudica gli International Opera Awards, sbaragliando la concorrenza dei rivali Bayreuth, Glyndebourne, Opera Forward, Opera Philadelphia e Santa Fe Opera. “Una gioia inattesa, una ricompensa a tanto lavoro”, afferma la direttrice artistica Anna Maria Meo. “Tener conto della dimensione filologica ma senza tema di proporre regie innovative, sguardi laici capaci di mettere in discussione Verdi e sottrarlo a una ‘sacralità’ mortifera”, è stata la chiave di volta che ha garantito il successo, ha concluso la Meo.