Un regista premio Oscar l’ha dipinto come un misantropo (e geniale) studentello di Harward. E il timidissimo Mark Zuckerberg di David Fincher potrebbe non essere troppo lontano da quello reale. Mr Facebook non ama comparire in pubblico. E, quando è costretto, sembra che reciti la parte di un attore incapace, trascinato a forza sul palcoscenico. La sua apparizione al Congresso richiederà una presenza scenica di cui Mark sa di non disporre. Per questo, Sua Maestà ha assunto due team di esperti che proveranno a renderlo affabile e pronto per l’audizione.
Rendere simpatico Mark Zuckerberg: è questa la missione dei coach assunti dall’impero al tracollo di Menlo Park. Perché Zuck sa cosa dire, ma non sa come dirlo. Secondo il NY Times, la squadra del ceo comprende anche un ex assistente di Bush. E mentre uno dei due team si occupa di ‘umanizzare’ Zuckerberg, l’altra squadra lo preparerà al dibattimento legale. Si tratterebbe del prestigiosissimo studio WilmerHale, affiancato da consulenti esterni. Gli avvocati insegneranno al numero uno di Facebook a difendersi senza difendersi, ad evadere le domande senza sembrare evasivo. Per questa doppia missione, Menlo Park non sta badando a spese. A San Josè, sarebbero state organizzate persino audizioni simulate, con finti membri del Congresso a fare pressione su un tesissimo Zuckerberg.
Intanto, oggi, Facebook ha sospeso CubeYou.com dal network per sospetto abuso nella gestione dei dati dei propri utenti. La società avrebbe venduto dati raccolti da ricercatori dell’ateneo di Cambridge. Una conoscenza non troppo vecchia per il re dei social.
Il countdown è scattato. Tutti i vertici di Menlo Park attendono l’11 aprile con il fiato sospeso. E, con il terremoto-Datagate a scuotere le torri del castello-Facebook, la strategia è stata chiara: il re non vuole rinunciare al trono. E non deve. Per questo, tutti gli sforzi – ai piani alti di Facebook – sono concentrati su Zuckerberg. Questa volta, si va in scena senza jeans e felpa. Mark indosserà abito e cravatta, anche se a malincuore. Del resto, negli anni, ha rinunciato persino ai sandali con cui si era presentato in aula, al processo contro Eduardo Saverin. Indossati con nonchalance anche dal protagonista di The Social Network.
Peccato per Zuck che Jesse Eisenberg non possa interpretarlo anche di fronte al Congresso.