La sconfitta di Genova con la Francia, nei quarti di finale di Coppa Davis, rischia di aprire una pagina importante di rifondazione per il tennis azzurro. La squadra convocata dal capitano dell’Italia Barazzutti per la sfida con i transalpini, infatti, segna per certi versi la fine di un ciclo, mai davvero vincente, con giocatori come Seppi, Lorenzi e Bolelli che hanno ormai alle spalle le migliori stagioni delle rispettive carriere.
Il solo Fognini, con le sue lune e con la stanchezza accumulata nell’arco di tre giorni giocando tre set su cinque, non può sorreggere da solo le sorti della Nazionale, come fatto ad esempio contro il Giappone, e lo si è visto ieri quando, arrivato stanco a livello fisico e mentale, ha ceduto di testa contro il più riposato Pouille, dopo aver giocato sostanzialmente alla pari, se non meglio, del numero 1 di Francia per tre parziali. E, in ogni caso, anche il ligure tra un mese e mezzo compirà trentuno anni, e non è eterno.
La speranza Berrettini
Il solo Berrettini, alla prima convocazione, lascia intravedere barlumi di speranza per il futuro prossimo. Il ventunenne romano, infatti, si sta affacciando in questa stagione sul circuito ATP, dopo aver giocato una seconda parte di 2017 ad altissimo livello nei challenger, e sicuramente rappresenterà una delle pietre della rifondazione, sia che essa avvenga in tempi brevi, sia che debba attendere un altro anno o due. Intanto, già da domani a Marrakech, l’azzurro è chiamato a progressi importanti in classifica, per trovare spazio anche nei tornei più importanti e non dover passare sempre dalle qualificazioni.
Generazione perduta
Alle sue spalle, però, la situazione non è particolarmente incoraggiante. Thomas Fabbiano e Marco Cecchinato sono giocatori esperti e attenti, che si sono costruiti una classifica da top 100 con una programmazione ben studiata, ma che sicuramente hanno poco da dire in sfide contro singolaristi abituati a fare strada negli slam come possono essere i vari Kohlschreiber, Coric e Chardy, senza guardare ai numeri 1 delle altre nazionali, obiettivamente inavvicinabili. Lo sviluppo di quelli che dovevano essere i migliori giovani della loro generazione, Matteo Donati e Gianluigi Quinzi, non sono riusciti, per motivi diversi, a ottenere risultati all’altezza delle aspettative.
Il “caso” Travaglia
Un discorso a parte lo merita Stefano Travaglia, che dopo anni caratterizzati dagli infortuni è riuscito a ritagliarsi una sua dimensione nei challenger, arrivato alle porte della top 100, e in questa stagione cerca il salto di qualità per imporsi anche a livello ATP. Difficile, però, che a ventisette anni l’ascolano possa rappresentare il cardine di una rinascita del movimento, quanto più una buona pedina di supporto.
Moroni, per la Nazionale di domani
Il nome nuovo che sta imponendosi in queste settimane, scalando rapidamente il ranking ATP, è il ventenne romano Gian Marco Moroni, attualmente numero 406 della classifica stilata dal computer, dopo i quarti di finale ottenuti ad Alicante, nei quali ha giocato una partita di livello contro un avversario esperto come Cecchinato, perdendo con un doppio 6-4. Risultati molto incoraggianti, se si considera che a inizio anno Moroni era fuori dai primi settecento del ranking, ma da qui a farne un singolarista di Coppa Davis, chiaramente, ne passa. Quel che è certo è che, tra i giovani in rampa di lancio, l’allievo di Oscar Burrieza Lopez sembra essere il più pronto, e in questa primavera sulla terra rossa è atteso a un ulteriore salto di qualità.