La guerra dei dati non dà pace a Menlo Park. E neppure a Mark Zuckerberg che solo ieri aveva rivendicato il suo ruolo di leader alla stampa internazionale. Oggi, il ceo è di nuovo nel mirino. TechCrunch, la startup di Michael Arrington, ha tirato fuori l’ennesimo scheletro dall’armadio di Zuck. Si tratta di uno strumento segreto (non più molto segreto, da oggi) che consentiva ai top manager di eliminare i messaggi inviati su Messanger, la chat di Facebook. Peccato che lo strumento non notificasse l’eliminazione ai destinatari né lasciasse una qualche traccia dei messaggi rimossi.
TechCrunch ha scoperto una discrepanza tra le notifiche email e il contenuto delle mailbox Messanger di alcuni utenti. In certe occasioni, il numero di notifiche differisce dal numero dei messaggi. E, guarda caso, i mittenti di questi messaggi misteriorosamente scomparsi sono sempre i grandi di Menlo Park, Zuckerberg tra tutti. Un utente, in particolare, che ha chattato col re di Facebook nel 2010, risalendo alla conversazione, ha notato come i suoi messaggi non ricevessero – improvvisamente – alcuna risposta. Il dialogo con Zuckerberg era sparito.
Ora Facebook è costretto a difendersi. E sembra che, a Menlo Park, stia diventando un’abitidune, difendersi. Un portavoce del Network in blu ha reso noto, oggi, che l’opzione-fantasma esiste fin dal 2014 ed è concessa soltanto agli executive del gruppo. Perché tanto mistero, dunque? Lo strumento ‘segreto’ sarebbe stato introdotto – spiegano i vertici di San Josè – dopo il tremendo Sony Hack, il cyberattacco che colpì duramente la Sony Pictures nel dicembre 2014.
Eppure, molti utenti si domandano perché non concedere una simile opzione a tutti gli iscritti. E il sospetto che Facebook possa avere qualcosa da nascondere sembra, malgrado tutto, piuttosto legittimo.