La Direzione Investigativa Antimafia di Firenze, con la collaborazione delle Sezioni Operative di Bologna e Catanzaro, ha sequestrato un patrimonio stimato in un milione e mezzo di euro, nei confronti dell’imprenditore calabrese Antonio Silipo, noto esponente della ’ndrangheta in Emilia Romagna, attualmente detenuto in carcere.
Il sequestro, eseguito dalla DIA nelle province di Reggio Emilia e Crotone, ha riguardato 6 società, 9 immobili (tra fabbricati e terreni), 23 beni mobili registrati e 18 rapporti bancari (conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli).
Le indagini economico-finanziarie che sono state condotte sull’indagato e sui suoi familiari hanno dimostrato un’incongruenza tra il tenore di vita e i redditi dichiarati negli anni, nonché investimenti immobiliari sproporzionati rispetto alle capacità economiche che venivano, appunto, dichiarate.
Tra i precedenti giudiziari di Antonio Silipo, nato a Cutro (KR), ma residente da molti anni a Cadelbosco di Sopra (RE), c’è il coinvolgimento nell’operazione “Grande Drago”, per cui è stato arrestato nel 2014, su ordinanza del Tribunale di Reggio Emilia, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati fiscali, e nell’operazione “Aemilia”, nell’ambito della quale è stato giudicato nel 2016 con rito abbreviato e successivamente condannato dal Tribunale di Bologna a 14 anni di reclusione.
In quest’ultima sentenza si legge che Silipo era dedito a prestiti usurari e che nella riscossione delle rate riusciva spesso, anche con metodi estorsivi, ad ottenere a suo indebito vantaggio il trasferimento di beni o la sottoscrizione di titoli di credito. In altri casi le estorsioni venivano realizzate in concorso con Nicolino Sarcone, organizzatore di primo piano dell’attività illecita per conto del clan “Grande Aracri” di Cutro.