È morta Winnie Mandela, ex moglie di Nelson Mandela, a causa di una malattia che dall’inizio dell’anno la faceva entrare e uscire dall’ospedale. Sposata con il padre della lotta contro l’apartheid per ben 38 anni, agli inizi degli anni Novanta la sua figura venne messa in discussione dopo scandali e processi nel Sudafrica democratico. Aveva 81 anni.
Nata nel 1936 a Bizana, il suo nome di battesimo era Nomzamo Winifred Madikizela e sin dal suo incontro con il futuro marito nel 1957 a Johannesburg, dove si era trasferita per studio, si era battuta contro il regime sudafricano dell’apartheid. Il Madiba però, così veniva chiamato dal suo popolo il padre del nuovo stato sudafricano, venne arrestato nel 1963 e condannato all’ergastolo con l’accusa di tradimento. Durante i 27 lunghi anni di prigionia del marito, anche Winnie non venne risparmiata dalle forze dell’apartheid. Per lei, gli arresti domiciliari e poi un confino nel villaggio di Brandfort; nel 1969, fu tra i primi arrestati in seguito al Terrorism Act del 1967 e detenuta in isolamento per 18 mesi, successivamente fu accusata di “propaganda del comunismo”.
Negli anni Novanta l’immagine di Winnie venne macchiata da scandali e processi. Proprio mentre Nelson Mandela usciva dalla sua prigionia, Winnie, nel 1991, fu condannata per rapimento nell’ambito del caso Stompie Seipei, il giovane attivista ucciso da un membro della sua guardia del corpo. I rapporti con il marito si incrinarono e nel 1996 si arrivò al divorzio. Nel 1994, alle prime elezioni democratiche sudafricane, venne eletta deputato dell’African National Congress e poi vice ministro della Cultura. Da quest’ultima carica, però, venne rimossa dallo stesso Mandela, a causa di uno scandalo per un viaggio non autorizzato in Ghana.