Il terremoto-Datagate fa tremare, ancora, Menlo Park. Oggi, è il re di Facebook a rischiare la ‘ghigliottina’. L’ultima scossa del sisma di Cambridge Analytica è anche la più inattesa, perché mira direttamente alla poltrona di Zuckerberg. Secondo molti investitori, il ceo di Facebook andrebbe ‘sacrificato’ per ricostruire la fiducia del social network, ormai da settimane nell’occhio del ciclone.
Lo scandalo non accenna a placarsi. E una rivoluzione – almeno nel management del mondo Facebook – potrebbe essere l’unica strada.
A chiedere un nuovo presidente è Scott Stringer, delegato al bilancio di New York City, nonché gestore di fondi con almeno 1 miliardo di dollari di azioni in Facebook. Zuckerberg ha fondato Facebook, ma – secondo Stringer – dovrebbe farsi da parte. L’azionista vorrebbe, a Menlo Park, un nuovo presidente e tre nuovi consiglieri indipendenti. Lo scopo? La tutela della privacy dentro Facebook, che l’attuale gotha ha dimostrato di non tenere in grande considerazione. Inoltre, il crollo senza precedenti delle azioni di una delle più grandi – e ricche – società del mondo deve comportare, “per prassi”, cambi al vertice. “È l’ottava azienda più grande al mondo. Hanno due miliardi di utenti. Sono in acque inesplorate e non stanno agendo in modo da rassicurare la gente su Facebook”, lamenta Scott alla CNBC.
La Silicon Valley non è più un posto sicuro. E re Zuckerberg lo sa. Datagate ha travolto tutti i titoli dell’High Tech, a Wall Street. Il numero uno di Facebook preferisce trincerarsi nella sua roccaforte, a San Josè, circondato da pochi fedelissimi. Ammette i suoi errori, ma rilascia poche – e scarne – dichiarazioni. “Riusciremo a risolvere i problemi di Facebook, ma ci vorranno un po’ di anni”, confessa nell’intervista concessa alla rivista Vox, in cui risponde all’atto di guerra di Apple. Secondo Zuck, le critiche di Tim Cook, ceo di Cupertino, al Network in blu, sono “superficiali e ridicole”. Affermare che Facebook lucri sui dati personali dei suoi utenti è – secondo il ceo di Menlo Park – “una falsità”. Le accuse mosse da Cook hanno diviso la Silicon Valley, mai come oggi – tra i giganti del Web – si respira un clima di rivalità. Qualcuno evoca, addirittura, la notte dei lunghi coltelli.